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Elezioni, i socialdemocratici tedeschi appoggiano Letta: "No ai post-fascisti di Meloni"

Durante l'incontro a Berlino con il leader del Pd il presidente della Spd Klingbeil si è schierato a fianco dei dem: "Importante se vincesse il nostro partito fratello".  La risposta della leader di Fdi: "Io il consenso lo chiedo agli italiani"

Elezioni, i socialdemocratici tedeschi appoggiano Letta: "No ai post-fascisti di Meloni" - foto 1
Afp

A sei giorni dal voto Enrico Letta è volato a Berlino per incontrare Olaf Scholz e i vertici della Spd.

Il leader Pd è anche intervenuto al consiglio esecutivo del partito socialdemocratico tedesco, ottenendo dagli alleati tedeschi un endorsement chiaro: "Sarebbe davvero un segnale importante se domenica" in Italia "vincesse il nostro partito fratello, e non i post-fascisti di Meloni che porterebbero l'Italia sulla strada sbagliata", ha detto senza mezzi termini il presidente della Spd tedesca, Lars Klingbeil. Immediata la risposta della leader di FdI: "Io il consenso lo chiedo agli italiani".

Giorgia Meloni a Milano, migliaia di militanti FdI radunati in piazza Duomo

"Sono elezioni che hanno un grande significato ben oltre l'Italia", ha aggiunto il leader socialdemocratico, pur ammettendo: "La preoccupazione c'è, ma per esperienza personale dico che una corsa elettorale anche negli ultimi metri possono succedere tante cose". 

  

Forte del loro appoggio, Letta ha quindi mostrato agli alleati il significato del 'referendum' che si gioca in Italia il 25 settembre.  "Il voto italiano riguarda l'Europa e inciderà sul futuro dell'Ue. Ci sono due opzioni diverse, la nostra, quella di chi vuole stare al cuore dell'Europa, a Bruxelles, Berlino, Parigi e Madrid e poi c’è la proposta di destra che ha come interlocutori principali il governo ungherese e polacco, verso un tipo di destino che a noi non piace", sentenzia Letta. 

  

 Se prevalesse la linea Meloni-Salvini, è il ragionamento del leader dem, l'Italia diventerebbe la prossima Ungheria, con la differenza che Budapest non è all'interno dell'eurozona. Essere fuori dall'Europa che conta significa rischiare di perdere non solo i finanziamenti a fondo perduto, ma anche i finanziamenti già stanziati e lo scudo della Bce. "La politica estera di allontanamento dall'Ue di Meloni e Salvini la pagherebbero i cittadini, in termini di riduzione dei servizi, blocco dlle infrastrutture, stop all'assistenza post Covid -  ragionano al Nazareno - sarebbe una stagione di tagli modello 2011, con Berlusconi, Meloni e Tremonti, ma a livelli ancora più grandi perché siamo nel mezzo di una guerra e nella più grande crisi energetica degli ultimi decenni". Anche sullo scacchiere internazionale, insomma, la partita – fa dedurre Letta - conta parecchio: "Se domenica prossima vincessimo noi, le democrazie sarebbero felici. Se domenica prossima vincesse la destra, il primo a essere contento sarebbe Putin", insiste Letta. 

A non essere affatto contenta dell'incontro tedesco del leader dei dem è invece Giorgia Meloni: “Credo che la sinistra italiana stia aizzando queste dichiarazioni dall'inizio della campagna elettorale", perché "loro sono convinti che non gli serva avere il consenso degli italiani e preferiscono la protezione di alcuni poteri stranieri".  

 

Così la presidente di Fratelli di Italia, durante la puntata di Quarta Repubblica, ha commentato le parole dei vertici dell'Spd tedesco. "Vanno in giro a chiedere protezioni. Quello che fa oggi Enrico Letta è andare a trovare i tedeschi e farsi dire: sarebbe bene che vincesse Letta e non Meloni. Io il consenso lo chiedo agli italiani", ha aggiunto la leader di Fdi. 

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