Indagine europea

Ue indaga su Google: contenuti dei media retrocessi nei risultati di ricerca, rischio maxi multa

La Commissione esamina l’impatto delle politiche di Alphabet sulla visibilità online degli editori e sulla conformità al Digital Markets Act

13 Nov 2025 - 12:34
 © Tgcom24

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La Commissione europea ha aperto un'indagine formale su Google per verificare se le sue politiche di classificazione dei risultati di ricerca abbiano comportato la retrocessione dei contenuti dei media e degli editori, in particolare quando le pagine includono materiali provenienti da partner commerciali. L'istruttoria, avviata nell'ambito del Digital Markets Act, punta ad accertare se Alphabet, società madre di Google, abbia garantito condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie nell'accesso al motore di ricerca, come imposto alle piattaforme designate come gatekeeper. L'esecutivo Ue ha chiarito che l'esito potrebbe tradursi in sanzioni fino al dieci per cento del fatturato mondiale del gruppo, una quota che può raggiungere il venti per cento in caso di recidiva. La procedura rientra nel più ampio monitoraggio condotto da Bruxelles sull'operato dei grandi operatori digitali per garantire un equilibrio competitivo nel mercato europeo.

Le motivazioni dell'indagine della Commissione

 Secondo quanto reso noto da Bruxelles, l'attenzione della Commissione è rivolta alle modalità con cui Google gestisce la posizione dei contenuti editoriali nei risultati delle ricerche. L'indagine mira a verificare se le misure adottate dal gruppo per adempiere al Digital Markets Act siano effettivamente conformi ai requisiti previsti dal regolamento. Il monitoraggio preliminare avrebbe evidenziato pratiche potenzialmente penalizzanti nei confronti degli editori, con effetti sulla loro capacità di raggiungere il pubblico e di competere in un contesto dominato dalle piattaforme digitali. La Commissione intende inoltre valutare l'impatto della politica adottata da Google per contrastare comportamenti considerati manipolativi, come la duplicazione di contenuti o la collaborazione con partner commerciali ritenuti in grado di influenzare il posizionamento organico.

Il nodo del declassamento dei contenuti editoriali

 Al centro del procedimento figura la cosiddetta politica sulla reputazione dei siti, una linea guida interna di Google che mira a identificare contenuti considerati poco affidabili o creati con finalità di manipolazione del ranking. Secondo la Commissione, l'adozione di questa policy potrebbe avere comportato la retrocessione sistematica di siti editoriali che ospitano materiali prodotti da terze parti, una pratica che rischierebbe di incidere sulle modalità legittime con cui gli editori monetizzano le proprie pagine. La riduzione di visibilità nei risultati di ricerca può infatti tradursi in una contrazione significativa del traffico, con effetti sul valore pubblicitario e sui modelli di business collegati. Bruxelles intende quindi verificare se tali criteri siano applicati in modo proporzionato, trasparente e non discriminatorio, come richiesto ai gatekeeper designati dal DMA.

Le posizioni di Google sulle accuse

 Da parte sua, Google ha respinto le preoccupazioni sulla presunta penalizzazione degli editori, sostenendo che le misure adottate sono finalizzate a tutelare l'integrità dei risultati di ricerca e a contrastare fenomeni di spam e manipolazione dei ranking. Secondo il gruppo, le linee guida mirano a garantire che i contenuti di qualità restino in posizione di rilievo, offrendo agli utenti informazioni attendibili e pertinenti. L'azienda ha inoltre ribadito la propria disponibilità a collaborare con la Commissione nelle fasi dell'istruttoria, assicurando che le norme interne sono coerenti con gli obblighi previsti dalle nuove regolamentazioni europee. Il confronto tra Bruxelles e il colosso tecnologico sarà determinante per chiarire se le misure adottate siano sufficienti a prevenire comportamenti che possano alterare il mercato dei servizi digitali.

Il quadro normativo del Digital Markets Act

 Il Digital Markets Act impone alle piattaforme designate come gatekeeper una serie di obblighi finalizzati a garantire un accesso equo e non discriminatorio ai servizi digitali. Tra questi figura il divieto di favorire i propri servizi a discapito di quelli di terzi e l'obbligo di garantire condizioni trasparenti nei processi di classificazione e indicizzazione dei contenuti. La Commissione ha la facoltà di avviare indagini in caso di sospetta non conformità e di imporre misure correttive qualora rilevi violazioni significative. Le sanzioni previste dal regolamento possono essere particolarmente rilevanti per i gruppi globali, vista la possibilità di comminare multe fino al dieci per cento del fatturato mondiale complessivo. L'attuale procedimento rientra in una più ampia strategia di controllo sui principali intermediari digitali, volta ad assicurare un mercato competitivo e trasparente.

Le possibili ricadute per il settore dei media

 L'esito dell'indagine potrebbe avere conseguenze sostanziali per il settore editoriale europeo, in un momento in cui la distribuzione delle notizie dipende in larga misura dalle piattaforme online. Una retrocessione dei contenuti nei risultati di ricerca può limitare la capacità degli editori di raggiungere il pubblico, influendo sulla sostenibilità dei modelli economici basati sulla pubblicità o sulle collaborazioni con partner esterni. La verifica della Commissione punta a chiarire se le pratiche adottate da Google siano compatibili con la tutela di un ecosistema informativo pluralista e accessibile. L'istruttoria, che sarà condotta in collaborazione con gli Stati membri e con i soggetti interessati, dovrà definire se le misure adottate dal gruppo rispondano pienamente ai nuovi standard europei in materia di trasparenza e responsabilità dei grandi operatori digitali.