Sul mercato il petrolio viene scambiato in modo fiacco e nelle quotazioni di fine gennaio ha perso punti percentuali al ritmo di due al giorno. Questa debolezza secondo gli esperti è da imputare alla paure dell'epidemia esplosa in Cina che ha ucciso 80 persone e ne ha infettate migliaia. In Cina molte città sembrano deserte, i pochi individui che girano lo fanno con la mascherina e guanti in lattice per timore del contagio. I negozi sono stati svuotati dei generi di prima necessità. Un clima spettrale.
È notizia di pochi giorni fa che il governo cinese ha intenzione di bloccare i viaggi da e per 9 città, compresa Wuhan, centro dal quale è partito il coronavirus. Inoltre, durante il capodanno lunare le celebrazioni di massa sono state cancellate per impedire la diffusione della malattia.
La quotazione del petrolio ne ha risentito (anche domanda di materie prime frena), in conseguenza della drastica diminuzione dei viaggi verso la Cina, con ovvie ripercussioni economiche per l’intero Paese. Secondo Goldman Sachs, questa situazione potrebbe ridurre la domanda di 260.000 barili al giorno, cosa che determinerebbe un calo di almeno 3 dollari al barile per l’oro nero.
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