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Lavoro: nel 2017 ancora troppi giovani disoccupati

Comunque le opportunità per chi non ha ancora unʼoccupazione non mancano, tra le assunzioni previste dalle imprese tra agosto e ottobre molte sono rivolte agli under 30

Lavoro: nel 2017 ancora troppi giovani disoccupati - foto 1
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Nel luglio 2007, in Italia, gli occupati tra i 14 e i 24 anni erano 1,5 milioni.

A giugno 2017 erano molti di meno (973mila). In dieci anni sono andati persi 538mila posti di lavoro. Un'enormità.

Seppure in calo rispetto al picco rilevato a marzo 2014 – quando si attestava al 44,2% –, il tasso di disoccupazione giovanile – ovvero il rapporto tra chi è alla ricerca di un impiego e la forza lavoro nella fascia d'età che va dai 15 ai 24 anni – rimane su livelli molto alti (a giugno era al 35,4%). Specie nel confronto con le principali economie europee (nell'Unione europea, la media si attesta al 16,7%).

I dati restituiscono la portata del fenomeno e spiegano il perché di alcune possibili decisioni future del governo (l'esecutivo sembra intenzionato ad inserire nuove misure per incentivare l'occupazione giovanile nella prossima legge di Stabilità).

Le opportunità per chi non ha ancora un'occupazione non mancano, comunque: secondo un'analisi del sistema informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere in accordo con l'ANPAL, tra le assunzioni previste dalle imprese italiane dell'industria e dei servizi tra agosto e ottobre 2017 (complessivamente le ricerche di personale pianificate dalle aziende sono 875mila) molte sono rivolte ai giovani.

Ovviamente non tutte le province offrono le stesse possibilità: a livello nazionale, la quota di assunzioni under 30 sul totale varia dal 25,9 al 40%. Le percentuali maggiori si registrano nelle province di Verbano-Cusio-Ossola (41,6%), Sondrio (41,1%) e Crotone (40,6%).

Se si considerano i valori assoluti, il discorso prende una piega diversa: in questo caso, Torino e Lecce sono le due province che offrono maggiori opportunità, rispettivamente con 37.030 e 9.600 entrate previste dagli imprenditori.

Il problema (come troppo spesso accade) è far coincidere le competenze richieste dalle imprese con quelle in possesso dei candidati.

A fronte delle difficoltà sul fronte occupazionale, i giovani hanno trovato diverse soluzioni come l'auto-imprenditorialità – di recente il numero di imprese guidate da un under 35 è cresciuto notevolmente, fino a rappresentare il 9,3% del totale delle aziende italiane (dati Unioncamere-Infocamere) –, ma c'è anche chi ha preferito trasferirsi all'estero per trovare la sua occasione lavorativa.