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La distribuzione della ricchezza in Italia: la crisi ha accentuato le differenze

Secondo lʼOcse, nel nostro Paese lʼ1% della popolazione detiene il 14,3% della ricchezza nazionale netta

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In Italia, la ricchezza è in mano ad un gruppo (molto) ristretto di persone.

Una distribuzione disomogenea certificata dall'Ocse, secondo cui la crisi economica ha contribuito a peggiorare la situazione della fascia più povera della popolazione.

Stando ad uno studio dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (Ocse), in Italia la ricchezza nazionale netta – definita come la somma degli asset finanziari e non finanziari, meno le passività – è distribuita in modo molto disomogeneo, con una concentrazione accentuata verso l'alto. Nel nostro Paese, osserva l'Ocse, l'1% della popolazione detiene il 14,3% della ricchezza nazionale netta: il triplo rispetto al 40% più povero che possiede appena il 4,9%.


Nella distribuzione della ricchezza esistono forti squilibri, dunque. In Italia, infatti, il 20% più ricco (primo quintile) possiede il 61,6% della ricchezza, con il 20% appena al di sotto (secondo quintile) che detiene il 20,9%. Il restante 60% si spartisce il 17,4% della ricchezza nazionale, con il 20% più povero (quinto quintile) che si deve accontentare dello 0,4%.


Tuttavia esistono enormi differenze anche tra i componenti della fascia più ricca: il 5% più ricco della popolazione, infatti, possiede infatti il 32,1% della ricchezza nazionale netta – in pratica, oltre la metà di quanto detenuto dal primo quintile (il 61,6%) – e di questa all'incirca la metà (il 14,3%) è in mano all'1% più ricco.


L'avvento della crisi economica ha peggiorato soltanto la situazione, osserva l'Ocse. Secondo cui a farne le spese sono stati principalmente i più poveri: nel periodo compreso tra il 2007 e il 2011, infatti, la perdita di reddito disponibile è stata più marcata per il 10% più povero della popolazione rispetto al 10% più ricco (- 4% contro - 1%).


I dati dell'Ocse fanno il paio con quelli citati solo qualche giorno fa dal presidente dell'Inps, Tito Boeri. Secondo cui, nei sei anni della crisi economica, si è verificato un aumento dell'incidenza della povertà di circa un terzo, con la percentuale delle famiglie che si trovano al di sotto della soglia di povertà passata dal 18 al 25%. Ad oggi sono 15 milioni le persone che si trovano in questa condizione. Erano 11 milioni, prima della crisi.