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Estate al mare, mancano i balneari ma in "soccorso" arrivano i profughi ucraini

Secondo i sindacati la "colpa" sarebbe sempre del reddito di cittadinanza. I cittadini in fuga dalla guerra sono però ben lieti di dare una mano 

 stabilimenti balneari, spiagge, spiaggia
Ansa

Sarà un'estate più libera dal Covid, le regole sono già state fissate: niente mascherina, via le distanze e non ci saranno più nemmeno i numeri chiusi.

Unica accortezza, la prenotazione della sdraio. Ma sia il sindacato dei balneari Sib che Assobalneari, l'associazione che raggruppa gli imprenditori turistici delle spiagge, lanciano l'allarme: mancano i lavoratori. E come negli altri anni viene puntato il dito contro il reddito di cittadinanza. Quest'anno però, un fatto tragico, potrebbe portare con sè una soluzione: l'arrivo dei profughi ucraini.

I rifugiati, scrive il Messaggero, scappati dalle atrocità della guerra, sarebbero pronti e molto ben disponibili ad accettare i lavori stagionali. 

 

E glielo consente anche il regolamento stilato dal governo. Con lo status di rifugiato i cittadini ucraini potranno svolgere qualunque tipo di lavoro sia dipendente che stagionale. L'accoglienza dei profughi ucraini ha chiuso le porte all'arrivo di extracomunitari e quindi per loro l'accesso al mondo del lavoro sarà agevolato. 

 

Basterà avere il permesso di soggiorno che viene assegnato in Questura legato alla protezione temporanea Ue. Una protezione dà diritto a un anno di lavoro, rinnovabile per altri due periodi di 6 mesi ciascuno. "In tutta Italia abbiamo aperto le porte degli stabilimenti a chi fugge dalla guerra - dice Enrico Schiappapietra, vice presidente Sib al Messaggero -. E non offriamo solo ospitalità, ma anche lavoro per sostituire quei lavoratori stagionali che preferiscono tenersi il reddito di cittadinanza e non lavorare".

 

La testimonianza: "Non voglio pesare sullo Stato italiano" - "Non voglio pesare sullo Stato italiano e sono grata al vostro popolo per come ci ha accolto. Posso garantire che tutte le donne come me vogliono lavorare e pagare le tasse. Ci piacerebbe ripagare, almeno in parte, il vostro grande cuore". E' la commossa testimonianza raccolta dal Messaggero di Ludmilla Motruk, 48 anni, scappata a causa dell'invasione dei russi da Mukacheve, e ora prossima  dipendente dell'hotel di Roseto degli Abruzzi. 

 

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