Nei primi sette mesi del 2016, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 80,5 miliardi. Confindustria: "L'Italia è ferma da 15 anni"
Segna un nuovo record il debito pubblico italiano. A luglio si è infatti attestato a 2.252,2 miliardi di euro, in aumento di 3,4 miliardi rispetto a giugno. E' quanto emerge dal supplemento finanza pubblica al bollettino statistico della Banca d'Italia. Complessivamente nei primi sette mesi del 2016, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 80,5 miliardi.
La Banca d'Italia sottolinea come l'incremento del debito sia "inferiore a quello delle disponibilità liquide del Tesoro (8,5 miliardi, a 101,0 miliardi), riflettendo l'avanzo di cassa (5,4 miliardi). L'effetto complessivo degli scarti e dei premi di emissione, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione del tasso di cambio dell'euro hanno aumentato il debito per 0,2 miliardi".
Con riferimento ai sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 3,5 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 0,2 miliardi. L'incremento riflette il fabbisogno (19,4 miliardi) e l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (65,3 miliardi).
Confindustria: "L'Italia è ferma da 15 anni" - "Non riusciamo a schiodarci dalla malattia della bassa crescita di cui soffriamo dall'inizio degli anni Duemila", avverte il capo economista di Confindustria, Luca Paolazzi. I dati Csc mostrano come "prima, durante e dopo la Grande Recessione (in Italia più intensa e più lunga) si è accumulato un distacco molto ampio" con altri Paesi dell'Ue. Tra 2000 e 2015 il Pil è aumentato in Spagna del 23,5%, in Francia del 18,5% e in Germania del 18,2%. In Italia è invece "calato dello 0,5%" e con le dinamiche in corso i gap aumentano "ancor più rapidamente".
"Flessibilità o rischio di una manovra da 16 miliardi" - Il Centro studi degli industriali sottolinea che "senza flessibilità si rischia una manovra correttiva da 1 punto di Pil". "Il deterioramento" del quadro macro "comporta un peggioramento del deficit e, a parità di obiettivo (ad oggi per il governo è 1,8% nel 2017) richiederebbe uno sforzo maggiore". Per questo "è assolutamente necessario negoziare margini di flessibilità aggiuntivi". Per il Csc nel 2016 la crescita si ferma allo 0,7% e nel 2017 allo 0,5% con deficit al 2,3%, che richiederebbe "una manovra complessiva sui saldi di 16,6 miliardi".
"E' vitale proseguire le riforme" - "È vitale proseguire e anzi approfondire il processo riformista", osservano da Confindustria. "Ciò dipende dall'esito del referendum sulle modifiche alla Costituzione, le quali migliorerebbero la governabilità del paese e aiuterebbero a far cadere alcuni degli impedimenti agli investimenti".