Non è ancora una proposta vera e propria ma un'idea lanciata per risollevare un settore che ha bisogno immediato di ossigeno, quello dell'editoria: una tassa su internet. Ma è bastato paventare questa iniziativa per vedere scatenarsi l'inferno tra blog e social network. A proporla è stato il presidente della Federazione italiana degli editori, Carlo Malinconico, in occasione della presentazione del rapporto La stampa in Italia 2007-2009 alla Camera.
La Fieg, ha ricordato Malinconico, "ha avviato un'iniziativa nei confronti dei motori di ricerca, Google in testa, per far pagare i contenuti editoriali. E' una questione all'attenzione della Commissione europea e dell'Antitrust in Italia, che ha aperto un'istruttoria il cui termine però scade a ottobre. La procedura, dunque, è lunga e complessa, anche perché è difficile stabilire regole solo per l'Italia. Nel frattempo - suggerisce il presidente della Fieg - si potrebbe intervenire con una misura transitoria, anche solo per due-tre anni: basterebbe un prelievo di entità minima, l'equivalente di un caffè al mese, su chi ha la connessione a Internet, per realizzare una dote di risorse per aiutare l'editoria ad affrontare la grave crisi che attraversa".
Alla domanda dei cronisti sulla possibilità che una "tassa" di questo tipo possa essere anticostituzionale, "su certi servizi - ha risposto Malinconico - ci sono oneri generali di sistema che vanno suddivisi. Basti pensare alle bollette elettriche nelle quali paghiamo anche per l'energia prodotta nelle centrali".
Un'ipotesi, quella avanzata da Malinconico, che ricalcherebbe le proposte del governo tedesco: una tassa di possesso sul computer di 17,98 euro al mese, equivalente a quella esistente su tv o radio. Gli introiti servirebbero a finanziare la ristrutturazione della rete tedesca, così da garantire a tutti la banda larga, ma anche a risarcire i quotidiani teutonici che si dicono penalizzati dalle news da parte di Google. Un tema, quello della circolazione gratuita delle notizie sul web, che ha spinto non solo Berlino, ma prima ancora Parigi, a proporre di finanziare l'editoria tassando gli introiti pubblicitari online dei colossi di internet come Google, Facebook e Microsoft.
"Questa tassa la evado di sicuro". E' la risposta più comune che si trova su Internet alla proposta di Malinconico. Su Twitter sono centinaia gli interventi per il no. Si accusano i giornali di prendere già milioni di euro con le sovvenzioni pubbliche, e ci chiede perché si dovrebbero mantenere i quotidiani che sono organi lobbistici o di partito. Sui blog più frequentati ci sono anche posizioni più ironiche. C'è chi invita a "mettersi una mano sulla coscienza e ad offrire un caffè ad ogni editore che si incontra per strada, almeno una volta al mese", e chi propone "una tassa anche per i produttori di tv in bianco e nero e di cassette audio, letteralmente demoliti dal progresso tecnologico".
La protesta non monta però solo in rete. L'associazione italiana degli operatori del mercato della comunicazione digitale ribadisce "che è necessario tener ben presenti le caratteristiche proprie della rete, ideando soluzioni ad hoc e non ricalcando inefficacemente soluzioni già adottate in altri ambiti". Anche i consumatori si oppongono. Secondo l'Uduc, se il desiderio della Fieg divenisse realtà, "ci saranno meno navigatori in Internet e i giornali non avranno risolto i loro problemi economici".