"Usciremo dalla crisi più forti"
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parla della crisi economica nel suo discorso alle Camere riunite. "L'economia americana è indebolita ma si salverà", dice il capo della Casa Bianca e gli Usa "usciranno dalla crisi più forti". "Non sarà il peso della recessione economica a determinare il destino di una Nazione come gli Stati Uniti, ricostruiremo, usciremo dalla crisi", ha aggiunto.
Il "new deal" del presidente Barack Obama si riassume in una parola, la stessa che lo ha portato alla Casa Bianca: speranza, quella di un'America risanata, fuori dalle secche, "più forte di prima". Per settimane il presidente ha sottolineato i mali estremi dell'economia americana, per giustificare l'estremo rimedio di una maxi-manovra da 787 miliardi di dollari.
Questa notte, nel suo primo discorso al Congresso in seduta plenaria, di fronte a milioni di americani che lo seguivano in diretta tv, Obama si è affidato all'ottimismo cocciuto dell'America "che non molla", che si rialza da qualsiasi caduta, che ricostruisce ciò che gli uragani abbattono e non si ferma di fronte a nessun ostacolo. "Ricostruiremo l'America - ha detto Obama - usciremo dalla recessione e torneremo a galla più forti di prima".
Nelle parole del neo-presidente si sente l'eco di Franklin Delano Roosvelt e di Ronald Reagan: "Le risposte ai nostri problemi non sono al di fuori della nostra portata - ha detto - ciò di cui questo Paese ha bisogno è unire le forze, per affrontare a muso duro gli ostacoli e assumere insieme le responsabilità per il nostro futuro".
Rompe le regole del gioco Obama, il suo discorso sullo stato dell'Unione (non si chiamava così perché un presidente neo-eletto non è tenuto a pronunciarlo) non si presta agli applausi di ritoe alle standing ovation alla fine di ogni frase. E' un discorso intenso, denso, che in 52 minuti tocca tema su tema, tutti gli ambiziosi punti del programma di governo. In primo piano la battaglia contro la recessione "che è reale ed è dappertutto".
Non ha cercato di far paura agli americani, il presidente, ma di rassicurarli. A partire dalla fiducia nelle banche. I risparmi, ha detto "sono al sicuro" e "le banche continueranno a funzionare". Ma il Congresso deve "fare tutto quello che è necessario" per salvare il settore del credito, perché salvare le banche significa salvare gli americani. In termini concreti significa che i 700 miliardi di dollari già stanziati per salvare Wall Street non bastano.
Obama ha anche spiegato che il Paese che ha inventato l'automobile non può voltare le spalle al settore: in gioco ci sono milioni di posti di lavoro e la sopravvivenza di intere comunità. Ma aiutare Detroit a superare la crisi di liquidità non significa premiare chi ha gestito le aziende in maniera fallimentare.
Per il presidente il rilancio dell'occupazione e dello sviluppo non possono prescindere dal rigore fiscale. "E' finito il tempo in cui un surplus viene utilizzato per tagliare le tasse ai ricchi", ha detto, con una frecciata applauditissima contro George W. Bush, e si spendono soldi per comprare armi "da guerra fredda" che non funzionano. Obama promette tagli alla spesa pubblica per 2000 miliardi in dieci anni e ribadisce che taglierà il deficit alla metà entro la fine del suo primo mandato.
Infine Obama ha rilanciato la sua proposta di riforma della sanità, di porre un tetto alle emissioni di gas inquinanti in atmosfera, di ridurre la dipendenza dal petrolio mediorientale con investimenti in ricerca e tecnologie pulite. E' un'America tutta nuova, anche se per ora è solo fatta di parole.