Germania contro Spagna e Italia
La decisione della Banca centrale europea di alzare i tassi di interesse, probabilmente già a luglio, ha innescato forti polemiche tra i governi della zona euro, preoccupati dagli effetti negativi che la stretta monetaria potrebbe avere sulla crescita economica di Eurolandia. Un rialzo dei tassi porterebbe, tra le altre cose, ad un aumento della rata dei mutui variabili, già lievitata abbondantemente in questi ultimi anni.
Ma Trichet, incurante del dibattito politico, tira dritto e non cambia idea. La sua preoccupazione maggiore è l'inflazione e lo ha ribadito anche nelle scorse ore a Parigi. "Non ho escluso - ha detto Trichet - che possiamo alzare i tassi in misura limitata. E - ha ribadito usando le stesse parole "ho detto che non è certo, ma possibile".
Una presa di posizione chiara, specie dopo le parole del premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero, che sabato ha rivolto una critica neanche tanto velata a Trichet, invitandolo a "parlare con più prudenza". Alle parole di Zapatero ha dapprima replicato un portavoce del cancelliere tedesco Angela Merkel: "l'indipendenza della Bce contro i tentativi di esercitare un'influenza politica - ha detto è indispensabile per il governo federale". E Trichet ha rincarato la dose: "tutti sanno che siamo indipendenti".
Ma la Spagna non è sola. A schierarsi con Zapatero contro il rialzo dei tassi sono anche Italia e Portogallo. Il ministro dell Finanze portoghese Fernando Teiera dos Santos ha detto che si "preannunciano momenti più difficili" per le famiglie, complice un aumento dei tassi dei mutui.
Del resto, nella logica della Bce (e della Germania, fautrice da sempre di una politica di rigore monetario), le condizioni per una stretta (oggi i tassi sono al 4%) c'erano anche la settimana scorsa, solo che rialzare i tassi allora avrebbe comportato un trauma per i mercati. "Ancorare le aspettative inflazionistiche è la sfida numero uno dell'Eurotower - ha detto Trichet - e i prezzi petroliferi continuano a salire a causa della globalizzazione, cioè dell'ingresso di paesi emergenti come Cina e India nel club delle potenze industriali. E, come per sterilizzare prese di posizione politiche dal sapore populista, Trichet ha ribadito che "i poveri" sono la prima e più vulnerabile vittima dell'inflazione.
A favore della posizione del banchiere francese c'è l'andamento dei tassi di cambio. Grazie al clima cambiato negli Usa (dove anche oggi esponenti della Fed hanno invocato una linea più dura contro l'inflazione, facendo ipotizzare un rialzo dei tassi anche oltreoceano), l'euro si mantiene a distanza dal record di oltre 1,60 segnato nei mesi scorsi. E anche gli Usa - vedi Paulson - non vogliono che si torni a livelli simili, perchè un dollaro troppo debole significa inflazione.