Sul "Rapporto sui diritti globali"
Cresce il popolo della "quarta settimana" e nasce anche quello della "terza settimana", ossia di chi arriva con difficoltà alla fine del mese e non riesce a sostenere neppure le spese ordinarie. Aumentano le famiglie che indebitano e che si impoveriscono. E' il quadro, poco confortante, che emerge dal rapporto annuale sulla globalizzazione redatto dall'associazione SocietàINformazione e promosso, tra gli altri, dalla Cgil.
Il rapporto rileva che il 28,4% degli italiani non riuscirebbe a fare fronte a una spesa non prevista di 600 euro e il 9,3% è in ritardo con il pagamento di bollette, mentre per mancanza di denaro il 10,4% non ha una casa sufficientemente riscaldata. In pratica, questo significa che circa un terzo non ha potuto accantonare nemmeno un euro: risparmia il 13,6% contro il 25,8% del 2007 e il 27,9% del 2005.
Non solo. In vista di qualche emergenza, ha dovuto dare fondo ai risparmi familiari per sopravvenute criticità il 26,1% contro l'11% del 2007. Inoltre, l'indebitamento degli italiani è cresciuto del 9,8% tra il 2005 e il 2006, con riferimento a mutui, prestiti per l'acquisto dei beni durevoli e rate per prodotti di consumo.
Tra il 2002 e il 2006, evidenzia ancora il rapporto, il credito al consumo in Italia è cresciuto dell'85,6%. In particolare, nel 2007 una quota elevata del debito è andata ai mutui per comprare casa (dal 2001 a ottobre 2007 l'incremento dei mutui oltre i cinque anni è stato del 163%), il 50% dell'indebitamento complessivo (circa 490 miliardi), mentre il credito al consumo, concesso da banche e società finanziarie, è pari a 94 miliardi.
C'è poi un indebitamento delle famiglie dovuto ad altre ragioni, tra le quali le spese mediche (5,1%), per un ammontare di 141 mld di euro (+6,3% nel 2006). Le regioni del Nord-Ovest hanno richiesto prestiti per 24.372 milioni, del Nord-Est 14.089 mln, al Sud complessivamente 21.741 mln e al centro 20.442.
LAVORO, DIMINUISCONO LE DONNE OCCUPATE
L'obiettivo dell'Agenda di Lisbona che fissa al 60% la percentuale di lavoro femminile da raggiungere nei paesi Ue per il 2010 in Italia "appare irraggiungibile", visto che nel 2006 nel nostro paese la soglia era situata al 46,3%.
Nel 2006, si legge nel Rapporto, vi è stata una inversione di tendenza ma solo il 36,7% delle donne è stato assunto con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. La presenza femminile nel sommerso è stata calcolata in 1.350.000 unità, il 47,4% dell'occupazione irregolare complessiva.
"Rimangono gli ostacoli costruiti da una politica di welfare poco attenta alla conciliazione tra tempo di lavoro retribuito e tempo di attivita' non retribuita a partire da quella delle madri. L'Italia -afferma il Rapporto- è uno Stato in cui si parla molto di famiglia, per fare ben poco per le famiglie".
PRIMI 50 TOP MANAGER GUADAGNANO 400 VOLTE PIU' DI UN OPERAIO
Dal rapporto inoltre emerge che i primi 50 top manager italiani guadagnano complessivamente oltre 300 milioni di euro, con una media di 6 milioni di euro a testa, vale a dire 400 volte più un operaio. I cinque più pagati nel 2007 (Matteo Arpe, ex a.d. di Capitalia, Cesare Geronzi, ex Capitalia e attuale presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca, Riccardo Ruggiero, ex a.d. di Telecom Italia, Carlo Buora, ex vicepresidente di Telecom Italia, e Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa) hanno incassato, stock option escluse, 102 milioni di euro.
Per il rapporto, si tratta di un "divario indecente". "E' vero - si legge - che i primi quattro, avendo lasciato i loro incarichi, hanno ottenuto delle buonuscite più che sostanziose. Occorre però chiedersi se le hanno ricevute per i risultati che hanno ottenuto o, come appare evidente, per quelli che non hanno ottenuto".