La perfidia raccontata al femminile
di Valeria Braghieri
da "Libero"
Sono femmine ma non festeggiano l'8 marzo. E se ne fregano del martirio delle 129 operaie della Cotton di New York, hanno il tailleur maschile ma sotto vanno di autoreggente: un laccio emostatico con pizzo che strizza le cosce e impedisce che il sangue ritorni al cuore. Fastidioso organo che non batte ma funziona solamente. Vogliono gli uomini delle altre e se li prendono, vogliono le poltrone più grandi in azienda e ci si siedono.
Auspicano il fallimento dell'amica e lo organizzano, vogliono un figlio (anche se sono omosessuali) e se lo fanno, poi decidono di svezzarlo licenziando la balia. E se si separano, mandano l'ex sul lastrico. Sono quelle che ce la fanno. Sempre. Quellè che si riciclano, che cascano in piedi e che già che in piedi si trovano, passeggiano sulla gente coi tacchi a spillo. Sono quelle che... "il prossimo tuo non come te stesso".
Sono le donne perfide, le nuove canaglie in gonnella che forse non passeranno alla storia come la mamma di Nerone, Agrippina Minore, ma di sicuro rovineranno il lieto fine di chi le incontra.
Un libro, in uscita il 19 aprile, scritto da Valeria Palumbo, dal titolo "La perfidia delle donne" (Sonzogno, 308 pagine, 17 euro), traccia 20 ritratti di signore, dalla remota antichità al Novecento, che, per affermarsi, hanno superato ogni limite di crudeltà. Dall'imperatrice d'Etiopia, Taitù, alla terza moglie di Mao Tse-tung, alla sorella di Nietzsche.
Esempi di maligne eccellenti per spietati cloni moderni. Vipere fredde, astute e spregiudicate che oggi tornano maledettamente di moda. Gli stilisti si preoccupano di vestire le virago di oggi, i giornali danno loro consigli su come arrivare meglio e più in fretta alla meta, cinema e letteratura le celebrano con intricate trame dalle quali escono trionfanti.
È il caso di un altro libro, uscito da poco ma già bestseller, dal titolo "Amanti e regine. Il potere delle donne" scritto per Adelphi da Benedetta Craveri. Si sa, quando le donne non amano, hanno tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato.
Ma c'è qualcosa di più, qualcosa di nuovo. Lo dimostra anche una ricerca di qualche tempo fa commissionata da "Donna Moderna" fatto su un campione di 500 uomini e donne tra i 18 e i 64 anni. Il 53% degli uomini ha risposto che la donna più cattiva che conoscono è il loro capoufficio. Secondo il 41% delle donne poi, la perfidia femminile si manifesta in modo più feroce nell'amicizia. E per il 60% delle signore interpellate la palma della malvagità va a un'amica.
Alla domanda: quale donna della vostra vita è stata più cattiva? Per il 50% degli uomini è la maestra, seguita dal primo amore (26%), e dal capoufficio (19%). Per il 42% delle donne l'amica del cuore, seguita dalla maestra (28%), dal capoufficio (25%). È come se un plotone di alieni della taglia 42 fosse sbucato dai tombini della metropoli e avesse invaso il XXI secolo.
Forse nessuno le ha nemmeno generate queste cripto-vampire, sono il sofisticato prodotto di loro stesse. Si sono autoprogettate per la completa riuscita e hanno ottenuto il loro scopo. Sono quelle che riescono ad andare a letto con il fidanzato dell'amica e a presentarsi a cena della suddetta cornuta in perfetto orario.
Sorridenti, guarnite di perle e perfettamente appagate. Sono quelle che non vanno a spasso, raccolgono consensi. Convincendo il prossimo della loro unicità anche quando l'unicità non è un bonus che la natura ha concesso loro. Sono quelle che prendono al lazo un uomo per soldi, convenienza, riproduzione o vendetta (nei confronti di quelli con cui non sono riuscite a piazzarsi) e che, in qualsiasi caso, riescono a tenere la corda stretta al punto giusto, larga al punto giusto, corta al punto giusto, lunga al punto giusto. Sono quelle che non dicono all'amica che ha l'insalata tra i denti. Sono quelle che si "vendono" bene e convincono il prossimo.
Loro non hanno il sedere basso, sono alte da sedute. E non hanno orpelli ad appesantirle: niente coscienza, niente sensi di colpa, niente dignità, niente riconoscenza, zero scrupoli. Vogliono tutto, perché il troppo, a loro, basta solo qualche volta. Certo, colpa anche dei maschi. Che se non avessero bisogno delle donne (di certe donne), sarebbero tutti dei signori. La vendetta arriva da Woody Allen, che nel suo ultimo film, "Match Point", nel ruolo della gelida calcolatrice ci ha messo un uomo. Peccato per quella pallina che non casca mai dalla parte giusta della rete...