In carcere anche Boni e Spinelli
Caso Antonveneta: l'ex numero uno della Bpl Gianpiero Fiorani è stato arrestato su un ordine del gip milanese Gip Valentina Forleo.In carcere anche l'ex direttore finanziario Gianfranco Boni e arresti domiciliari, invece, per l'ex dirigente Silvano Spinelli. L'accusa è associazione a delinquere finalizzata all'aggiotaggio, all'appropriazione indebita e ad altri reati. Reati contestati anche a Giuseppe Besozzi
L'operazione, coordinata dalla Guardia di Finanza, è scattata in serata. Altri due mandati di arresto sono stati spiccati per Fabio Massimo Conti e Paolo Marmont, gestori del fondo Victoria Eagle, coinvolto nelle operazioni di Fiorani. Il primo è stato arrestato, il secondo, secondo quanto appreso dall'Adnkronos, sarebbe in Svizzera a Lugano. Sono accusati per associazione per delinquere e riciclaggio. Con loro è indagato a piede libero per concorso, tra gli altri, anche l'imprenditore agricolo Giuseppe Besozzi.
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha preferito non commentare la vicenda. "Non lo sapevo - ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un parere fuori da Montecitorio - Sono qui per la finanziaria".
Le accuse dell'ordinanza del Gip
L'ordinanza disegna un sistema di collaudate spartizioni di denaro fra l'ex ad di Bpi Gianpiero Fiorani e i suoi due uomini di fiducia Gianfranco Boni e Silvano Spinelli. Secondo la ricostruzione degli inquirenti ai tre andava il 60% dei proventi delle operazioni finanziarie compiute dai cosiddetti "clienti privilegiati", i quali ricevevano il restante 40% di guadagno. Le eventuali perdite nelle operazioni, secondo quanto rivelato agli inquirenti da diversi collaboratori tra cui Donato Patrini, Egidio Menclossi e Marco Sechi, diversi clienti e secondo quanto poi verificato dalle Fiamme Gialle, venivano scaricate e spalmate sui conti correnti di piccoli e medi risparmiatori del tutto ignari delle ragioni del carico di commissioni e addebiti che si ritrovavano sui conti. Ma Patrini ha anche rivelato come gran parte del denaro diviso fra i tre andava a finire a esponenti politici nazionali i cui nomi sono però coperti da omissis. Oltre che a politici, il denaro andava secondo la ricostruzione degli inquirenti sui conti esteri di Fiorani e di altri indagati, prima in Lussemburgo e Svizzera e poi successivamente venivano spostati in paradisi fiscali come Singapore e Jersey.
I PROTAGONISTI
Gianfranco Boni
Nato a Lodi nel 1958, è stato direttore finanziario della Banca Popolare di Lodi all'epoca in cui Gianpiero Fiorani governava l'Istituto. Uomo fidato del presidente e ad, Gianfranco Boni era in particolare artefice delle operazioni interne alla banca. Si era visto anch'egli raggiungere, nell'agosto scorso, dal provvedimento interdittivo firmato dal gip Clementina Forleo. E come Fiorani, non si era presentato dinanzi al magistrato. Dopo il rinnovo dei vertici, il nuovo cda aveva anche nei suoi confronti, come per Fiorani, presentato formalmente un'azione legale contro chi "aveva commesso fatti ai danni della banca". Lo scorso 17 ottobre, Boni è stato quindi interrogato per la prima volta negli uffici della procura di Milano, indagato come Fiorani nell'ambito dell'inchiesta milanese sulla scalata ad Antonveneta. A quella data, il gip Forleo aveva dichiarato cessata la misura interdittiva a suo carico.
Silvano Spinelli
Ex dirigente di Bpl era l'uomo di fiducia di Fiorani e, secondo l'ex dirigente di Bpl Suisse Egidio Menclossi, ('supertestimone' dell'inchiesta), "è da anni impiegato da Fiorani per operazioni di carattere riservato per conto di alcuni importanti clienti della banca". Spinelli, secondo gli accertamenti compiuti dagli inquirenti, detiene il 50% delle partecipazioni in Liberty, la società alla quale fa capo la villa di Cap San Martin sulla Costa Azzurra comprata per 3 milioni di euro nell'aprile 2003. Villa che a quanto risulta è riconducibile all'ex amministratore delegato della Bpi. Fatto, questo, che sarebbe stato ammesso da Fiorani nel confronto con i magistrati.
Fabio Massimo Conti e Paolo Marmont
Erano i gestori del fondo Victoria & Eagle, uno dei principali azionisti della ex Banca Popolare di Lodi, controllato dalla Bipielle Bank Suisse. Si tratta di un fondo registrato alle isole Cayman secondo gli accertamenti degli inquirenti, che era esclusivamente custode per conto di clienti che avevano sottoscritto quote del fondo, peraltro principale azionista dello stesso istituto lodigiano. Del fondo si occupo' anche il Financial Time in un'inchiesta giornalistica. Victoria& Eagle Strategic Funds - questo il nome per esteso - l'8 settembre scorso ridusse la propria partecipazione in Banca Popolare Italiana entro il 2% dal 2,022 per cento del 1999. Victoria Eagle era stato al centro di polemiche anche nelle settimane scorse, controllato dalla stessa banca attraverso la filiale svizzera Bipielle Bank Suisse. Tra le vicende rimaste oscure all' indagine sulle attivita' del fondo, non e' ancora chiaro agli inquirenti se il fondo abbia sottoscritto l'aumento di capitale da 1,5 miliardi varato da Bpi nell'ambito del tentativo di Antonveneta.
Giuseppe Besozzi
Socio storico della Lodi, era il punto di riferimento di quei 12 imprenditori agricoli che avevano ricevuto finanziamenti per oltre 290 milioni di euro dalla ex Lodi per acquistare azioni Antonveneta rivendendole poi alla stessa banca o ad altri soggetti a lei vicini, realizzando plusvalenze. In particolare la Consob aveva accertato come Besozzi aveva ottenuto il 3 dicembre 2004 una garanzia di Bpl a favore di Bpl Suisse per un importo di 25 milioni di euro. Il 4 aprile 2005 aveva ricevuto un finanziamento da Bpl per un importo di 25 milioni di euro e il 6 aprile aveva acquistato azioni per un controvalore di 24,9 milioni di euro rivendendole poi nello stesso mese per 26,5 milioni di euro con un guadagno di 1,6 milioni di euro. Come lui aveva operato Giuseppe Ferrari Aggradi che aveva ricevuto un finanziamento di 20 milioni di euro. In data 28 febbraio 2005 ha acquistato azioni per un controvalore di 14,6 milioni di euro rivendendole poi con una plusvalenza di 3,3 milioni di euro. Ma Besozzi era comparso nell'inchiesta anche per la vicenda legata all'acquisto di azioni Kamps, la societa' tedesca acquistata dalla Barilla con l'assistenza della Bpl. Secondo quanto aveva rivelato agli inquirenti Egidio Menclossi (ex Bpielle Suisse) Besozzi avrebbe ottenuto un affidamento per acquistare titoli Kamps e realizzare anche in questo caso una cospicua plusvalenza. Si sarebbe trattato quindi di uno schema collaudato pronto per essere utilizzati al momento della scalata Antonveneta.