Dallo Ior ai "banchieri di Dio"
Dalla fondazione dello Ior, la "banca del Papa", fino al crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, la storia moderna insegna che tra Chiesa e mondo degli affari esistono rapporti forti. Da questo intreccio sono nati tanti misteri che hanno appassionato le cronache economiche del Belpaese e che ora Giancarlo Galli ripercorre nel suo lucido e documentato libro-inchiesta "Finanza bianca", edito da Mondadori.
Una vera doccia fredda per chi ancora, un po ingenuamente, si ostina ad avere una visione evangelica della Chiesa cattolica. Il Vaticano è lunica teocrazia a possedere una propria banca di livello mondiale: da questa considerazione parte Galli per dimostrare che il legame tra religione e affari è profondo e simbiotico.
Partendo dalla storia, dalla dissoluzione dello Stato Pontificio, si ripercorrono le tappe che portano la Curia romana, ormai ufficialmente privata del suo potere temporale, a costruire un potere finanziario. Un potere nuovo, ma comunque forte e che vive soprattutto di relazioni e sfere di influenza.
Ne emerge un quadro in cui gli uomini del Vaticano dimostrano di sapersi muovere molto abilmente sullo scenario internazionale degli affari. Al centro di un sistema che può contare su tante pedine di alto livello. Lo Ior è il cuore della potente e onnivora finanza bianca, i banchieri di Dio sono le figure di riferimento nei grandi gruppi creditizi non solo italiani.
Insomma, nella Chiesa di cui ci parla Galli si fa davvero fatica a ritrovare tracce dello spirito pauperistico delle origini cristiane o della tradizione francescana. Cè piuttosto il trionfo di un approccio pragmatico che ricorda la realpolitik di Bismarck o gli insegnamenti del Guicciardini. E il Vaticano finisce inesorabilmente per assomigliare ad una holding. Gestita con grande maestria unita ad una discreta dose di spregiudicatezza.
Certo, oggi lo Ior non è più quello degli anni settanta e ottanta, oggi non è più in servizio un uomo come Marcinkus, ma chi pensa che la finanza bianca sia finita dovrebbe rileggersi, molto attentamente, la vicenda Parmalat.