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Ue: austerity, è scontro tra Francia e Germania

Hollande a Bruxelles: "Troppo rigore porta al rigetto. Dobbiamo imparare la lezione italiana"

Ap/Lapresse

Il Nord Europa contro il Sud, i Paesi dell'austerity contro quelli della crescita, Germania contro Francia: ieri a Strasburgo la frattura è emersa in tutta la sua forza, al vertice dei leader Ue, anche se un'apertura, pur piccola, a una crescita un po' più rapida e meno "vincolata", sembra profilarsi all'orizzonte. Intanto Hollande tuona: troppa rigidità crea disoccupati.

"Ci servono riforme urgente - ha detto il presidente Herman Van Rompuy al termine del vertice -. Guardiamo al di là degli obiettivi di bilancio normali". "Sappiamo che il risanamento richiede tempo per dare frutti, abbassare gli spread non aiuta le persone che hanno bisogno, quindi ci servono riforme urgenti e guardiamo al di là degli obiettivi di bilancio nominali", ha assicurato in chiusura di un incontro che lascia tutti soddisfatti perché, come lo stesso Van Rompuy ha detto citando il noto bestseller erotico, in fondo crescita e austerità non sono che diverse "sfumature di grigio".

Le parole di Monti - Mario Monti, al suo ultimo Consiglio europeo, è riuscito a ottenere quello che cercava: una "flessibilità" o "golden rule" che consenta di poter ricominciare a spendere denaro pubblico quando ci si trova nella forbice tra il pareggio e il 3% di deficit. Con una lettera ai colleghi, Monti ha spiegato che l'Italia "dovrebbe oggi poter utilizzare ogni possibile ulteriore margine" previsto dal patto di stabilità "per attuare immediatamente un piano di sostegno alla creazione di posti di lavoro". E non solo le conclusioni del summit accolgono la richiesta italiana, ma anche il presidente della Commissione Josè Barroso, spiega Monti, "ha riconosciuto che non ci sono contraddizioni" tra le richieste dell'Italia e la disciplina di bilancio del Patto di stabilità e crescita.

Hollande: "Lezione dall'Italia: troppo rigore porta al rigetto" - Il presidente francese Francois Hollande mette il rischio dall'eccesso di rigore e avverte: quando il risanamento procede "troppo in fretta", allora "il rischio è il rigetto dell'Europa in quanto tale: questa è la lezione che deve essere assolutamente imparata", anche in vista delle prossime decisioni che dovrà prendere l'Ue.

"Serve flessibilità" - E ancora, dopo aver auspicato una maggiore "flessibilità se vogliamo assicurarci che la crescita sia la priorità", si è mostrato soddisfatto delle conclusioni del vertice e ha chiesto di "accelerare la messa in opera del patto per la crescita creando il più rapidamente possibile le condizioni per investire 120 miliardi di euro". Per il presidente francese è una delle tre strade da seguire per rendere la disciplina di bilancio "compatibile" con prospettive di crescita. E pure il premier spagnolo Mariano Rajoy si allinea a Francia e Italia dicendo di essere sulla linea di Monti per quanto riguarda gli investimenti.

Merkel: il rigore non va contro la crescita - La cancelliera tedesca Angela Merkel, paladina del rigore, ci tiene invece a non creare equivoci, e sottolinea che crescere si può, anche a queste condizioni e con questa politica economica: "Il consolidamento non è in contraddizione ma deve essere visto come interdipendente con la crescita", in quanto "tutto questo deve essere visto in un unico contesto per rilanciare occupazione e crescita, e non come un elemento contro l'altro".

Monti: flessibilità per premiare i Paesi virtuosi - Ma è Monti a spiegare ai Paesi nordici che ora servono "margini di flessibilità" per ricompensare i Paesi virtuosi, cioè quelli che hanno fatto già i compiti. Ovviamente tali margini "non significano spazi sconfinati e creativi", ma aiutano senza dubbio a dare un po' di sollievo.

Il vertice insomma non risolve il dilemma crescita-austerità, ma lascia intendere che qualcosa in Europa si muove, forse anche grazie al "caso Italia" illustrato da Monti ai colleghi, per dimostrare cosa succede ai governi che applicano una rigida austerity. "Monti non ha avuto il tempo di raccoglierne i frutti", dice la Merkel, ma in Europa non ne sono tutti convinti.