A ottobre -12,39%, ma la caduta rallenta. Flebili segnali di miglioramento per la Fiat
© LaPresse
Nuovo ribasso per il mercato italiano dell'auto, anche se la caduta rallenta. Secondo i dati diffusi dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, le immatricolazioni di ottobre sono scese del 12,39%, attestandosi a 116.875 unità contro le 133.411 del 2011. A settembre il calo era stato più consistente, del 25,74%. Per quanto riguarda il gruppo Fiat, le immatricolazioni di ottobre sono scese del 10,32% (contro il 24,23% di settembre).
Questi flebili segnali di miglioramento si inseriscono "in uno scenario ancora fortemente negativo", mette in guardia in una nota Fiat, che parla di un mercato con il "peggior risultato ottenuto in ottobre dal 1977, quando le immatricolazioni furono 93mila". Comunque il Lingotto ottiene "un risultato leggermente migliore rispetto a quello del mercato", limitando la flessione delle vendite al 10,32% ed a 34.051 vetture immatricolate.
A settembre il calo per il Lingotto era stato del 24,23%. In crescita dello 0,7%, invece, la quota di ottobre di Fiat Group Automobiles, che passa dal 28,46% di un anno fa al 29,14%. Fiat Panda e Punto si confermano le auto più vendute in Italia e tra le top ten ci sono anche Fiat 500, Ypsilon e Giulietta.
Tra gli osservatori il più ottimista è il centro studi Promotor GL che evidenzia come la frenata di otto punti percentuali nella contrazione delle immatricolazioni, dal -25,7% di settembre al -12,4% di ottobre, sia "una notizia positiva", cui si aggiunge "all'arresto a luglio della caduta del clima di fiducia di imprese e consumatori innescata a metà dell'estate 2011 dai timori per un default finanziario dell'Italia".
Più scettico il presidente di Federauto Filippo Pavan Bernacchi che nella frenata di ottobre vede "solo un ricorso massiccio alle vendite di vetture a chilometri zero". "A leggere questi dati - aggiunge - viene da pensare che i Maya, quando avevano previsto la fine del mondo, si riferissero in realtà al mondo italiano degli autoveicoli".
In linea con il numero uno dei concessionari anche il presidente dell'Unrae Jacques Bousquet per cui "il governo non ha saputo, potuto o voluto intervenire. E con l'avvicinarsi dell'inevitabile vuoto legislativo che precede le elezioni, è difficile prevedere a breve un'inversione di tendenza".