La scelta del nuovo Governatore di Bankitalia è stata favorita dall'ipotesi di ribellione del direttorio sulla nomina di Bini Smaghi. Resta l'incertezza sul futuro del membro del board Bce
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Nel complicato meccanismo di equilibrismi e veti incrociati, che ha portato alla nomina di Ignazio Visco alla guida di Bankitalia, avrebbe avuto un peso determinante la decisione dei vertici di palazzo Koch di mettersi di traverso per osteggiare la nomina del grande favorito, il membro del comitato esecutivo della Bce Lorenzo Bini Smaghi. Secondo il Corriere, l’intero direttorio sarebbe infatti arrivato a minacciare le dimissioni in caso di una sua nomina.
La notizia filtra dai retroscena anche di altri quotidiani e avrebbe messo fuori gioco il candidato dipinto come favorito anche dal Financial Times e caldeggiato soprattutto dalla Francia. Una minaccia coerente con la linea che, in via Nazionale, si porta avanti da mesi: quella di una nomina interna, all’insegna della continuità. La notizia della vittoria, dicono ancora i retroscena, sarebbe arrivata a Visco mentre era a fianco di un altro dei tre probabili candidati: Fabrizio Saccomanni. Il direttore generale avrebbe visto così la vittoria scappargli di mano a pochi passi dal traguardo.
La fumata bianca è arrivata dopo una riunione di maggioranza all’insegna della tensione, soprattutto tra Berlusconi e Tremonti. Ecco perché la spiegazione ufficiale di Palazzo Chigi che, una volta scartata l’ipotesi di una nomina esterna, avrebbe preferito Visco “per motivi di età”, appare inconsistente. E’ vero che tra il direttore generale e il vice ci sono sette anni di differenza ma, anagrafe a parte, il veto di Tremonti su Saccomanni – ribadito con forza durante il vertice al vetriolo – sembra una motivazione molto più concreta: una sua nomina sarebbe stata uno schiaffo troppo forte al ministro dell’Economia.
La scelta di un altro candidato esterno, come il direttore del Tesoro Vittorio Grilli, avrebbe viceversa rappresentato un cedimento di Berlusconi troppo evidente verso Tremonti – di cui era il favorito – e sarebbe stato visto internamente come un tentativo di limitare la libertà dell’Istituto. Senza contare che avrebbe cozzato contro la richiesta di una nomina all’insegna della continuità auspicata – oltre che dai vertici di Bankitalia – anche dal presidente Napolitano.
Così, dopo aver bruciato uno dopo l’altro i nomi dei favoriti, si è arrivati alla candidatura del vicedirettore Ignazio Visco. Una scelta che mette tutti d’accordo, sinistra compresa. Critica sui ritardi e sulla gestione dell’avvicendamento, che avrebbe contribuito a minare la credibilità internazionale del nostro paese, ma pronta a lodare il candidato scelto da Berlusconi con il pauso di Pd e Udc.
In questo modo l’Italia arriverà al vertice Ue di domenica con un nome, che mancava da 4 mesi, e al riparo dalle critiche degli altri Paesi membri. Ma c’è un problema che la nomina di Visco lascia scoperto: il futuro di Bini Smaghi. Un suo passo indietro dal board di Bce, merce di scambio per la nomina del nuovo numero uno Mario Draghi, è atteso da tutti. In particolare dal presidente francese Sarkozy, dato che le regole non scritte della Bce dicono che la sua poltrona ora spetti alla Francia.