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Carne e CO2: New York vuole darci un taglio

L’approvvigionamento alimentare della Grande Mela inquina come 70mila automobili in un anno: una cifra che il sindaco Eric Adams ha deciso di abbattere, a partire dalla riduzione della carne

Carne e CO2: New York vuole darci un taglio - foto 1
Unsplash

Se siete a New York e vi viene voglia di hamburger, beh pensateci due volte prima di ordinarne uno. Potreste rendervi complici di un’incredibile fonte d'inquinamento.

Il consumo di carne nella Grande Mela inquina infatti come 70mila automobili in un anno. Circa il 20% delle emissioni totali della città. A pesare ovviamente sono la produzione e il trasporto del cibo, e il sindaco Eric Adams ha annunciato di voler dare un taglio alla CO2.

 

Carne e CO2: New York vuole darci un taglio - foto 2
Getty

Il primo cittadino, che segue una dieta quasi totalmente vegana, vuole infatti che anche i newyorkesi ripensino le proprie abitudini alimentari, per contenere i cambiamenti climatici. L’obiettivo è di ridurre le emissioni di anidride carbonica legate all’approvvigionamento alimentare del 33% entro il 2030. Un piano presentato in collaborazione all'ufficio per il clima e la giustizia ambientale in quanto parte integrante dell'impegno della città a ridurre l’impatto del cambiamento climatico.

A favore della sua tesi, Eric Adams ha pubblicato un'analisi compiuta in un centro culinario di Brooklyn gestito da “Health + Hospitals”, il sistema sanitario pubblico della città. Stando alle stime del report, il cibo (tra produzione e trasporto) rappresenta la terza fonte di inquinamento di New York, dopo gli edifici e i trasporti.

 

Carne e CO2: New York vuole darci un taglio - foto 3
Unsplash

In una prima fase il consumo di carne sarà ridotto nelle strutture pubbliche, come le mense comunali, gli ospedali e le scuole, ma il progetto fa parte di un piano più ampio portato avanti dal sindaco, che vuole parlare a tutti i suoi concittadini. Un segnale deciso da parte di un leader politico, che ammette così la necessità di contrastare i cambiamenti climatici anche a partire da ciò che finisce nei piatti.

Un cambio di menù che potrebbe trovare qualche ostacolo negli Stati Uniti, ma che di sicuro non sarà indigesto per il Pianeta.

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