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Per la prima volta la storia dell'esodo dalla Frontiera Adriatica avrà uno spazio nella casa della Patria italiana. Il ministro Giuli: "Dopo decenni di oblio, ci assumiamo l'impegno morale di raccontare la verità"
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A 80 anni di distanza, il Vittoriano - monumento simbolo dell'unità nazionale e casa della storia comune italiana - accoglie per la prima volta una pagina di storia rimasta ai margini della coscienza collettiva, trasformandola in memoria condivisa per le generazioni presenti e future. A ottobre, nella Sala del Grottone, verrà allestita Medif (Mostra esuli dalmati, istriani e fiumani), un progetto espositivo curato dall'architetto Massimiliano Tita, pensato per portare i visitatori con gli occhi e il cuore dentro la storia personale e collettiva delle 350mila persone costrette a lasciare la propria terra all'improvviso, per poter restare italiani.
La presentazione - Il 18 luglio, nella Sala stampa estera di Palazzo Grazioli, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di Medif, alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli. L'incontro - molto partecipato dai rappresentanti dei media e le associazioni degli esuli - è stato aperto dal professor Giuseppe de Vergottini, presidente onorario di FederEsuli, che ha ricordato "il lungo percorso storico ed emotivo della mostra in arrivo in ottobre, nella fantastica collocazione del Vittoriano". Poi ha ringraziato il ministro Giuli per "la partecipazione attenta" ed Edith Gabrielli, direttrice del Vi.Ve (Vittoriano e Palazzo Venezia) per "la profonda condivisione". Gabrielli ha quindi preso la parola, sottolineando che il Vittoriano, "monumento all'Italia unita e sacrario nazionale", è il luogo adatto ad accogliere la mostra degli esuli, la storia di "un trauma collettivo che ha segnato il destino di migliaia di italiani: in attesa di un futuro museo, la mostra è un gesto di ascolto e consapevolezza".
All'incontro è intervenuto anche il presidente nazionale di FederEsuli Renzo Codarin: "Per noi è un onore che all'Altare della Patria si parli della nostra storia. Medif è il racconto vivo e visivo delle storie di oltre 350mila fiumani, istriani e dalmati costretti nel dopoguerra a lasciare la loro casa e la loro terra per non rinunciare alla propria identità".
Il ministro Giuli: "Dopo decenni di oblio, ora ci impegniamo a raccontare la verità" - Il Vittoriano è visitato ogni anno da 5 milioni di persone, italiani e stranieri. Numeri che rendono ancora più significativa la scelta di ospitare Medif in questo luogo simbolo dell'unità nazionale, come rimarcato dal ministro Giuli nel corso del suo intervento. "La vicenda degli esuli è un fatto italiano, che va raccontato al mondo. Ci assumiamo l'impegno morale, dopo decenni di silenzi e oblio in cui troppe pagine della nostra storia sono state rimosse o capovolte da narrazioni distorte, a raccontare la verità. Perché la verità è più forte di qualsiasi interpretazione e il dolore della sofferenza degli esuli è più forte di ogni strumentalizzazione politica. È una verità che ha diritto di cittadinanza nei libri di storia, sui giornali e nei luoghi più autorevoli della nostra cultura".
Il ministro Giuli ha dedicato il passaggio finale del suo intervento a Norma Cossetto, medaglia d'oro al Merito civile e alla Memoria fin dal 2005, seviziata e gettata nelle foibe in ottobre, lo stesso mese in cui sarà inaugurata la mostra: "Noi siamo uomini e donne di pace, non dimentichiamo e non dimenticheremo mai".
Il commovente ricordo di Italia Giacca - L'architetto Tita, curatore dell'esposizione, ha mostrato in anteprima alcune immagini del percorso multimediale che farà rivivere negli occhi dei visitatori la storia personale e comune di queste 350mila persone. Persone in carne e ossa, donne, uomini e bambini. Come lo era Italia Giacca, oggi consigliere nazionale dell'Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia ed esule istriana, che ha commosso tutti con la forza del suo ricordo: "Ero una bambina di 6 anni e non avevo neanche una valigia. In un giorno concitato, la mia mamma mise quel poco che aveva in una borsa di tela e andammo via a piedi". Il papà di Italia era già andato via, era a Trieste: "Non era un fascista, ma amava il suo Paese e per questo era candidato a essere infoibato". La vita nuova non fu affatto facile, e segnò il destino dell'intera famiglia. Ecco perché Medif, per Italia Giacca, è "un'emozione profonda" ma anche "come il Giorno del Ricordo, un risarcimento morale per noi tutti e per chi, come i miei genitori, non lo ha mai potuto avere".
Oliva: "La verità non è né di destra né di sinistra" - Da ottobre dunque, nel luogo simbolo dell'unità nazionale, "la storia dell'esodo diventa una pagina della storia nazionale, grazie a una mostra costruita in maniera oggettiva e rigorosa", ha spiegato Gianni Oliva - storico e giornalista, membro del comitato scientifico del progetto -, puntualizzando che "la verità non è di destra né di sinistra".