"Il teatro scolpito" incanta la città sabauda
Arnaldo Pomodoro, Grande Portale, 1988-2008, bronzo 11,80 x 9,40 x 0,6 m, da Oedipus Rex di Igor Stravinskij. (foto Carlo Orsi) © Ufficio stampa
Arnaldo Pomodoro è in mostra a Torino, a Palazzo Reale (fino al 25 novembre), sede aulica dove sono ospitati sia nelle sale, sia nella piazzetta antistante sculture, modelli, bozzetti, maquette e disegni di costumi e oggetti di scena di spettacoli fantastici e visionari che piacerebbero a Ridley Scott. Ha lavorato con Luca Ronconi, Ermanno Olmi, Cherif e Franco Quadri; ha messo in scena la trilogia dell’Orestea di Eschilo riscritta in dialetto siciliano da Emilio Isgrò sui ruderi di Gibellina (1983-1985) e la regia di Filippo Crivelli e ideato altre scenografie d’avanguardia che svelano il suo lato sperimentale e fantastico.
In questa intervista Pomodoro rivela la sua grande passione per il teatro, da lui definito "luogo dove tutto è possibile, del sogno e della liberà espressiva".
Maestro: quando ha scoperto la sua passione per il tetro e cosa rappresenta per lei?
Il teatro mi ha interessato sin da quando ero ragazzo e costituisce da sempre un riferimento importante nella mia ricerca artistica. Il teatro è il luogo dove posso esprimermi con la massima libertà e dove tutto può accadere. Il teatro mi permette di dare corpo alla visionarietà.
Che differenza c’è tra la scultura, solida, monumentale che resiste al tempo e una scenografia per il teatro, effimera e visionaria per definizione?
Quando crei un’opera scultorea devi operare con il massimo rigore e la giusta misura, sia nelle proporzioni che nei materiali. Quello che non puoi permetterti nella scultura, lo puoi fare senza problemi nella scenografia, perché si tratta di un racconto, di qualcosa di vivo che accade sulla scena e poi finisce.
Perché ha sentito l‘esigenza di una mostra e di pubblicare un corposo catalogo “ Il teatro scolpito “ dopo così tanto tempo ? Desidera comunicare “altro” dal suo essere scultore, forse una maggiore libertà e duttilità espressiva?
Dopo le prime esperienze a Pesaro negli anni cinquanta nell’ambito del Festival Nazionale d’Arte Drammatica, sono oltre quaranta gli spettacoli per cui ho realizzato scene e costumi. Da tempo perciò sentivo il bisogno di raccogliere tutti questi progetti e raccontare l’intero percorso ideativo e realizzativo del mio lavoro per il teatro.
Maestro, anche nelle scenografie declina il suo codice arcaico, ispirato alle popolazioni della Mesopotamia, dagli Ittiti e Babilonesi, passando per la scrittura cuneiforme e da geroglifici mixati con l’astrattismo geometrico di Klee?
Tutti i segni dell’uomo mi affascinano, soprattutto quelli arcaici, dai graffiti dei primordi alle tavolette mesopotamiche, quelli fatti per tramandare memorie e racconti. Il segno sulla scena nella sua astrazione e assolutezza mi ha permesso di trascrivere nell’elemento visivo il linguaggio letterario, verbale o musicale del testo teatrale.
Fare l’artista, lo scultore oggi è un lusso per pochi: perché?
Per fare lo scultore i costi economici da sostenere sono elevati. Credo, però, che sia possibile per un artista anche in questo periodo difficile trovare mezzi espressivi alternativi per continuare il proprio lavoro, utilizzando tutti i materiali possibili, come è successo anche a me agli inizi della mia attività.
Cosa rappresenta per lei il Carapace a Bevagna (Pg) in Umbria , la prima scultura abitabile, dove all’interno si produce vino ?
Si tratta di un’opera che è allo stesso tempo architettonica e sculturale, che coniuga l’invenzione artistica con gli elementi funzionali per la produzione e la conservazione del vino. Quindi, un’esperienza per me nuova e importante che credo riassuma, più o meno, tutto il mio lavoro.
Ha mai pensato di progettare scenografie per film kolossal fantascientifici americani ?
Mi piacerebbe moltissimo. A questo proposito voglio citare la frase del giovane critico Pepe Karmel apparsa sul “New York Times” nel 1995 nella recensione della mia mostra a New York alla Marlborough Gallery: “Sono sicuro che Arnaldo Pomodoro è il vero ispiratore delle immagini, del paesaggio, degli oggetti del film Guerre stellari di George Lucas. Le sue sfere lucenti che si aprono, mostrano di contenere altre cose in un gioco di sorprese che ha segnato il gusto americano”.
Non vedremo più l’opera site-specific “L’ingesso al Labirinto” ospitata nella sua Fondazion chiusa l’autunno scorso?
"Ingresso nel labirinto" è un’opera in progress che sa misurarsi coi tempi lunghi: ci sono voluti parecchi anni per realizzarla e occorre tempo per visitarla e percorrerla. Anche se nell’immediato il labirinto rimane chiuso al pubblico, a breve sarà nuovamente visibile e verrà presto comunicato sul sito della Fondazione come e quando.
Dopo la chiusura della Fondazione Pomodoro, che per Milano ha rappresentato una perdita di luogo d’eccellenza della scultura, ha deciso di ritirarsi nel suo atelier - fabbrica di idee o medita rinascite di centri culturali aperti anche ai giovani?
E' stato chiuso solo lo spazio espositivo di via Solari, mentre la Fondazione continua l’attività nella sua sede storica sui Navigli, nelle adiacenze del mio studio, come centro di documentazione del mio lavoro e laboratorio per l'arte e la cultura. E prosegue nell’impegno di promuovere la scultura e l’arte contemporanea e sostenere la ricerca dei giovani artisti.
Che fine hanno fatto i suoi progetti per l’Expo 2015?
Ci sono, sono diversi e aspettano solo di essere presi in considerazione.
Il Teatro scolpito è anche volume corposo, di oltre 600 pagine, che raccoglie bozzetti, documenti, testimonianze, saggi critici e fotografie da manifesto a cura di Antonio Calbi (Feltrinelli) racconta quarantaquattro spettacoli (dal 1972 ad oggi) progettati dal poliedrico Arnaldo Pomodoro, che si considera prima scenografo e poi scultore. Chiamato dagli amici e dai suoi fidati collaboratori Maestro, è ancora un vitalissimo ragazzo del 1926 nato a Morciano di Romagna (Rn), che negli anni Cinquanta ha conquistato Milano, Lucio Fontana e successivamente il mondo.
Jacqueline Ceresoli
© Ufficio stampa
Madama Butterfly 2004 (Foto Eugenio Gherardi Courtesy Archivio Fondazione Festival Pucciniano)
Palazzo Reale di Torino ospita, dal 28 settembre al 25 novembre 2012, una mostra straordinaria: “Arnaldo Pomodoro. Il teatro scolpito” promossa e realizzata dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro e dallo Studio Copernico di Milano, con la collaborazione della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, con il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali, della Regione Piemonte, della Città di Torino e del Comune di Milano.
L’esposizione racconta un viaggio straordinario e unico, attraverso cui è possibile rileggere il lavoro di ricerca per la progettazione scenica svolto da Arnaldo Pomodoro nell’arco di un cinquantennio: dalla tragedia greca al melodramma, dal teatro contemporaneo alla musica, attraverso sculture, modellini, bozzetti e disegni, ma anche costumi e oggetti di scena.
Il percorso espositivo va dalla Caterina di Heilbronn di Kleist, sul Lago di Zurigo nel 1972 con la regia di Luca Ronconi, alla trilogia dell’Orestea di Emilio Isgrò da Eschilo sui ruderi di Gibellina messa in scena tra il 1983 e il 1985, con la regia di Filippo Crivelli– fino al dittico Cavalleria rusticana di Mascagni e Šárka di Janáček al Teatro La Fenice di Venezia nel 2009, con la regia di Ermanno Olmi.
Completano la mostra alcune sculture monumentali, allestite negli spazi esterni, inizialmente pensate per importanti spettacoli: le quattro Forme del mito per il ciclo dell’Orestea, il Grande Portale per Oedipus Rex e l’Obelisco per La passione di Cleopatra.
ARNALDO POMODORO. IL TEATRO SCOLPITO
28 settembre - 25 novembre 2012
Orari: dal martedì alla domenica, 9.30 - 18.30 (ultimo ingresso ore 18.00). Chiuso il lunedì
Ingresso: libero
Informazioni: tel. 011 4361455 - dr-pie.comunicazione@beniculturali.it
Palazzo Reale
Piazzetta Reale, 1
Torino