La norma, mai cancellata, negli anni non veniva fatta rispettare. Le regole saranno applicate con buon senso ma anche con l'avvertimento che chi non entra in teatro non si vedrà rimborsare il biglietto
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Scala, si cambia. Torna in vigore al Teatro alla Scala di Milano il dress code che ufficialmente non era mai stato cancellato ma, negli ultimi anni, non veniva fatto rispettare. Non si tratta di regole draconiane, tipo obbligo di cravatta o abbigliamento da sera, ma piuttosto di una serie di indicazioni minime elencate anche nei cartelli che sono stati sistemati all'ingresso e in biglietteria: niente canotte, niente pantaloncini corti e neppure infradito.
Si tratta, comunque, di regole che vengono fatte rispettare con una certa dose di buon senso, ma anche con l'avvertimento che chi non entra non si vedrà rimborsare il biglietto.
Il divieto di canotta, ad esempio, non impedisce di entrare alle signore con bluse o abiti senza maniche. E quello per le infradito non intende lasciar fuori le spettatrici giapponesi con kimono e calzature tradizionali. "La Direzione invita il pubblico a scegliere un abbigliamento consono al decoro del Teatro, nel rispetto del Teatro stesso e degli altri spettatori. Non sono ammessi all'interno del Teatro spettatori che indossino canottiere o pantaloni corti; in questo caso i biglietti non sono rimborsabili" si legge sul sito.
Era stato il sovrintendente uscente Dominique Meyer a invocare tolleranza, anche perché in gioventù, ha raccontato più volte, era stato redarguito per il look "da operaio" dai suoi vicini di palco una delle prime volte che andava all'Opéra a Parigi (di cui poi è diventato direttore generale). "Mi importa che i giovani vengono, non come sono vestiti" aveva detto.
Ma, in realtà, la questione non riguarda soltanto i giovani che, spesso, hanno look più formali o eleganti di persone più anziane, quanto gli stranieri con improbabili look da turisti. Il discorso, poi, ha un aspetto più generale sui comportamenti da tenere a teatro. Un altro dei divieti, ad esempio, riguarda cibo e bevande che non possono essere portati dall'esterno alla Scala. Senza contare che, nel tempo, il bon ton teatrale è cambiato. Con l'avvento degli smartphone sono arrivati gli appelli, spessissimo inascoltati in tutti i teatri del mondo, a non fare video e foto durante le rappresentazioni e alla Scala sono stati costretti anche a invitare a non appoggiarli alle balaustre, dopo che un apparecchio caduto dai palchi ha colpito uno spettatore in platea che era pronto alla denuncia.