l'esposizione "mani-fattura"

Le ceramiche di Lucio Fontana in mostra a Venezia

Alla Peggy Guggenheim fino al 2 marzo il rapporto tra l'artista e una materia che ha caratterizzato gran parte del suo percorso creativo

02 Nov 2025 - 12:27
 © Claudia Corrent

© Claudia Corrent

La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia offre uno sguardo unico sulla profonda connessione di Lucio Fontana con la ceramica, una materia che ha caratterizzato gran parte del suo percorso creativo. La mostra intitolata "Mani-Fattura: le ceramiche di Lucio Fontana", curata da Sharon Hecker, è aperta fino al 2 marzo, e presenta circa settanta opere che mettono in luce un aspetto meno conosciuto ma essenziale dell’artista, evidenziando il suo rapporto con un materiale umile come l’argilla e con una tecnica diversa da quella che lo ha reso celebre negli anni cinquanta e sessanta per i suoi celebri tagli.

Karole P. B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim, presentando la mostra l'aveva desritta come un approfondimento senza precedenti sul legame viscerale e tattile di Fontana con la creta, andando oltre l’immagine iconica dell'artista noto per gesti audaci e minimalisti. Seguendo un percorso cronologico e tematico attraverso undici sale espositive, il visitatore è condotto alla scoperta della produzione ceramica dell’artista, iniziata nella seconda metà degli anni Venti con opere come la ballerina di charleston dipinta in nero lucido, realizzata in gesso nel 1926 e considerata dallo stesso Fontana la sua prima ceramica.

Le opere esposte rivelano un lato sorprendentemente policromo dell’artista, popolato da soggetti vivaci come coccodrilli, granchi, cavallucci marini, farfalle e conchiglie, che contrastano con la sobrietà incisiva dei suoi tagli successivi. Particolarmente significativa è la produzione ceramica sviluppata ad Albisola, durata oltre vent’anni con una breve interruzione durante la Seconda Guerra Mondiale. I lavori degli anni Trenta riflettono tonalità più oscure, frutto di un riconsiderare critico anche delle vicende politiche dell’epoca, come il "Torso Italico" del 1938.

Il trasferimento in Argentina durante gli anni turbolenti precedenti il secondo conflitto mondiale segna per Fontana un ritorno alle proprie radici prima di rientrare in Italia al termine della guerra. Negli anni successivi, l’artista arricchisce la propria produzione ceramica con nuove sperimentazioni stilistiche, figure familiari e splendidi crocifissi in cui il corpo di Cristo sembra fondersi con la croce stessa. L'esposizione documenta anche le collaborazioni legate al design emergente dell’epoca del boom economico e culmina con i "Concetti Spaziali", rappresentativi delle fasi finali del suo percorso artistico.

L'esposizione mette in mostra l’innata capacità di Fontana di interpretare la creta in modi innovativi: liscia, ruvida, incisa, dipinta, smaltata o tagliata, mettendo in evidenza il suo talento nel combinare tradizioni artistiche e artigianali con linguaggi contemporanei del design e della manualità. L’esperienza espositiva è arricchita da un cortometraggio inedito del regista argentino Felipe Sanguinetti, intitolato "Le ceramiche di Lucio Fontana a Milano", che accompagna i visitatori nell’approfondimento del percorso creativo di questo maestro del Novecento