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© Gianni Marussi
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Man Ray 1944, Fondazione Marconi, Milano

23 Nov 2012 - 22:01
27 foto
Sentivo  in modo sempre più prepotente
 l’esigenza di esprimere le mie idee in parole.
(…) Tradurre le mie idee in parole
era come preparare tele e colori per un nuovo lavoro.
Man Ray

Fondazione Marconi Arte moderna e contemporanea
-
Antonio D’Orrico
,
Janus
,
Giorgio Marconi
e
Carlo Cambi
presentano al pubblico il romanzo inedito scritto da
Man Ray, 1944
.
Il testo viene pubblicato per la prima volta in inglese, nella sua riproduzione anastatica da Carlo Cambi Editore, accompagnato da una nuova traduzione in italiano (la prima versione italiana apparve nel lontano 1981 all’interno del volume Man Ray Tutti gli scritti, curato da Janus, Feltrinelli editore).
1944
fu scritto a mano da Man Ray in un grosso quaderno rilegato, sul dorso una piccola etichetta disegnata dall’artista. Una grossa macchia di inchiostro nero compare sulla prima pagina, quasi a rappresentare l’origine da cui tutte le parole del testo scaturiscono.
Il romanzo, diviso in tre capitoli, è introdotto da una breve prefazione di Man Ray, in cui cerca di definire il carattere della parola e da un testo critico scritto appositamente da Janus, il più autorevole studioso di Man Ray e amico dell’artista. Fu proprio a lui che Man Ray affidò le sue pagine. Incompleto nella parte iniziale e in quella finale, le prime pagine della versione inglese sono state strappate misteriosamente dopo la morte dell’artista e la storia si interrompe all’improvviso senza una conclusione. Questa incompletezza è parte integrante del suo fascino.
In occasione della pubblicazione del libro, la Fondazione Marconi presenta una mostra con alcune opere di Man Ray realizzate nel periodo in cui è stato scritto 1944. Nel 1940 Man Ray è costretto ad abbandonare Parigi e a rifugiarsi a Los Angeles, dove incontra personalità importanti, ottiene riconoscimenti e diverse mostre e qui soprattutto conoscerà Juliet Browner, sua musa, modella e dal 1946 moglie a cui dedicherà la bellissima serie di fotografie The Fifty Faces of Juliet, di cui alcune sono presentate in mostra.
Sono esposti inoltre alcuni disegni dalla serie Studies for Leda & Romeo or Juliet, gioco di illusioni ottiche, uno dei suoi “oggetti d’affezione” Contraption (Marchingegno) (1944), diverse fotografie tra cui Chessboard (1942) che è anche l’immagine con cui si interrompe il romanzo: Robor si addentra in un luogo surreale simile ad un cafè o ad un night club, popolato da donne nude e “qua e là vi è una coppia china su una scacchiera” (Man Ray), “una mescolanza di sogni e ricordi che sembra talmente forte da arrestare la penna dell’autore” (Janus).

Fino al 24 novembre 2012

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