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A Palazzo Baldeschi le pergamene datate tra il XIII e il XV secolo dialogano con opere di 18 artisti contemporanei
Pergamene antiche e arte contemporanea dialogano a Palazzo Baldeschi, a Perugia, nella mostra "EXTRA Segni antichi/Visioni contemporanee". Aperta al pubblico fino al 6 gennaio, l'esposizione mette in relazione 100 pergamene datate tra il XIII e il XV secolo con opere di 18 artisti contemporanei come Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Maria Lai, David Tremlette, Mimmo Paladino, Luigi Serafini e Gianni Dessì. I criteri con cui le opere vengono accostati sono variabili: a volte molto stringenti, altri solo evocativi, altri ancora iconografici o tipologici se non tematici e materici o che mettono in relazione parola e l'immagine, intendendo l’immagine come parola, rebus visivo o figura parlante. In questo modo vengono a crearsi rimandi temporali, in un continuo fluire tra passato e presente.
"EXTRA Segni antichi/Visioni contemporanee", a cura di Marco Tonelli, è un grande progetto che si pone il doppio obiettivo di valorizzare e far conoscere da un lato la recente acquisizione di circa 1700 pergamene della Collezione Albertini e al contempo mostrarne la continua vitalità. Si tratta di pregiati rivestimenti documentali, non sempre di facile lettura, finemente decorati e dipinti su copertine di pergamena che avvolgevano antichi registri comunali, notarili e amministrativi, appartenuti a podestà, capitani del popolo, giudici e sindaci del Comune di Perugia. Su una pergamena in particolare compare la parola Extraordinariorum, che proviene dal termine latino di età imperiale cognitio extra ordinem a indicare norme giuridiche fuori dagli schemi tradizionali e passato poi nell’uso della lingua corrente per descrivere qualcosa di non consueto, inaspettato, eccezionale. Da qui l’idea di realizzare qualcosa appunto di extra-ordinario come l’accostamento di una selezione di circa 100 tra le pergamene con più di 40 opere di 18 artisti italiani e internazionali contemporanei.
La mostra "EXTRA Segni antichi/Visioni contemporanee" è suddivisa in cinque macroaree: Figurazioni, Astrazioni, Motivi, (Ri)scritture e Simboli.
Nella sezione Figurazioni gli stemmi araldici con figure di leoni rampanti, grifoni, cigni dai colli intrecciati, buoi, uccelli, cani, unicorni e tanti altri si trovano insieme alle opere di Bertozzi & Casoni, Wim Delvoye Gabriele Arruzzo e Luigi Serafini.
I temi degli stemmi sono spesso motivi scudati con bande a più colori e motivi geometrici, che nella sezione dedicata alle Astrazioni vengono ampliati dalle assonanze con opere di arte contemporanea di artisti che hanno fatto dell’elemento geometrico, della ricerca iconografica e del concetto stesso di parola/immagine la loro poetica come Maurizio Cannavacciuolo, David Tremlett e Beverly Pepper.
Nella sala dedicata ai Motivi le pergamene si confrontano con i segni grafici di Domenico Bianchi, Gianni Dessì, Alighiero Boetti e Giorgio Griffa. Una sorta di grado zero della rappresentazione, in cui linee e colori occupano uno spazio fatto di elementi isolati o che possono esulare dal significato semantico o da quello ornamentale.
Ci sono però anche composizioni che utilizzando iconografie e forme riconoscibili creando stemmi misteriosi e per questo affascinanti, di cui noi abbiamo perduto l’origine o il significato ma di cui riconosciamo la potenza del valore dei Simboli: questi stemmi trovano un parallelo con le opere di Ugo La Pietra, Luigi Ontani, Mimmo Paladino e Joe Tilson.
Infine nella sezione (Ri)scritture entra in gioco la corporalità dell’oggetto in quanto tale: molte delle pergamene sono state sovrascritte nel corso del tempo, riutilizzate, appuntate a margine. Emerge quindi un aspetto materico e visivo che esalta la loro fisicità e la loro evidenza scritturale che trova riscontro nelle opere di Emilio Isgrò, di Gastone Novelli e Maria Lai.
Da una parte il reperto medievale, non opera d’arte ma opera culturale con la sua tangibilità e valore storico, dall’altra parte le opere d’arte contemporanea, vive, che in un percorso di similitudini e intrecci non uniformi che danno vita a una lettura alternativa e non granitica delle forme e della storia, in un mosaico di percorsi imprevedibili.