© Vincenzo Ruocco
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Sedici opere pittoriche dialogano con un testo inedito di Simona Vinci all'interno delle due sedi bolognesi di CUBO
Fino al 4 ottobre, nelle due sedi bolognesi di CUBO, la personale "Nicola Nannini. Non è ancora buio" presenta sedici opere pittoriche di medie e grandi dimensioni in dialogo con il testo inedito creato per l’occasione da Simona Vinci, Premio Campiello 2016. L'esposizione offre, attraverso lo sguardo dell’artista bolognese, una riflessione sul paesaggio inteso non solo come rappresentazione del reale, ma come luogo di costruzione della memoria e di percezioni stratificate.
Il titolo della mostra evoca quel momento del crepuscolo in cui "non è ancora buio", la luce è ancora presente sebbene fioca e dove il visibile diventa il punto di intersezione tra memoria individuale, stratificazione storica e costruzione identitaria. Il progetto espositivo si traduce in una riflessione sulla natura del paesaggio come dispositivo culturale, che non è mai neutro né oggettivo, ma sempre filtrato dalla percezione soggettiva e dalle sovrascritture del tempo. In questo modo le narrazioni del paesaggio offerte da Nicola Nannini e Silvia Vinci, non diventano che due tra tutti i racconti possibili, e la mostra si fa invito al visitatore a sovrapporre il proprio vissuto alla realtà rappresentata. L'incontro tra le opere pittoriche e il testo dà vita a un flusso di voci – reali e immaginarie – che emergono dagli edifici, dalle strade, dai passanti, creando un intreccio tra territorio, storia e soggettività, un'esplorazione tra visione e interpretazione, tra permanenza e dissolvenza dell'immagine.
La serie dedicata ai paesaggi notturni di Nicola Nannini è ospitata dalla sede di CUBO in Torre Unipol. Quelli rappresentati sono ambienti sospesi tra luce e oscurità, tra ciò che è visibile e ciò che si perde nell’ombra. Il paesaggio diventa così un luogo di attesa e introspezione, dove la percezione si affina e il tempo sembra dilatarsi.
La sede di CUBO in Porta Europa accoglie la serie incentrata sui paesaggi diurni nei quali viene esplorato il rapporto tra territorio, tempo e presenze umane. Il paesaggio in essi rappresentato non è solo osservato, ma vissuto, attraversato, abitato, dai tipici abitanti del luogo, ma anche da figure che provengono da altri contesti geografici, culturali e temporali. Nicola Nannini esplora la relazione tra individui e spazi intesi come specchi della loro identità. Le case, con la loro cura o incuria, la loro luce o cupezza, assorbono le tracce del vissuto, diventando luoghi destinati a sopravvivere a chi le abita.