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Aldo Rossi, l'architetto e le sue città al Maxxi di Roma

Al Museo nazionale delle arti del XXI secolo, fino al 17 ottobre, 800 pezzi tra documenti, carteggi, modelli, schizzi, disegni meravigliosi e fotografie d’autore

Aldo Rossi in mostra al Maxxi di Roma

"L'immaginazione e la fantasia non possono nascere che dalla conoscenza del reale", diceva Aldo Rossi (1931 - 1997), architetto, teorico, accademico, primo italiano a vincere nel 1990 il Premio Pritzker e fulcro, insieme a Manfredo Tafuri, dell'architettura italiana degli anni '80. Ma non solo. A raccontarlo è a Roma il Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, che, dopo la monografica su Giò Ponti, fino al 17 ottobre, con "Aldo Rossi. L'architetto e le città". Una mostra ricchissima, questa, con 800 pezzi tra documenti, carteggi, modelli, schizzi, disegni meravigliosi e fotografie d'autore

Aldo Rossi era un poliedrico, inimitabile e geniale visionario. Un amante dei libri, dei viaggi, del cinema, del teatro. Animato da una profonda cultura e da una sensibilità poetica straordinaria, era un innovatore e convinto sostenitore della responsabilità etica e culturale dell'architettura nei confronti del mondo.

La mostra a lui dedicata al Maxxi di Roma è curata da Alberto Ferlenga, con il coordinamento di Carla Zhara Buda, e realizzata in collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi.

 

Si tratta del primo dei tre nuovi appuntamenti del museo che accoglie anche "Ciao da Roma. Navin Rawanchaikul", progetto site specific dell'artista thailandese, a cura di Hou Hanru con Donatella Saroli (fino a maggio); e i progetti "Green Diamond" di Rachele Maistrello e "Occult" di Alba Zari, vincitrici del Premio Graziadei per la fotografia (fino all'11 aprile).

 

Archistar ante-litteram, Rossi dedicò gran parte del suo interesse professionale alle città. Il suo stesso libro del 1966, "L'architettura della città", è ancora oggi un classico. E sono le città, come racconta Ferlenga, le protagoniste della mostra del Maxxi, "osservate e confuse tra loro dalla sensibilità del poeta e dalla profondità dello studioso, unite in una figura che ha attraversato in modo del tutto singolare il panorama architettonico internazionale".

 

Un viaggio ricchissimo, con oltre 800 pezzi tra documenti, carteggi, modelli, schizzi, disegni e fotografie - dall'archivio di Aldo Rossi conservato nella Collezione Maxxi Architettura e dalla Fondazione Aldo Rossi, con importanti prestiti dallo IUAV di Venezia, dal Deutsches Architektur di Francoforte e dal Bonnefantenmuseum di Maastricht - per ripercorrere quell'"enorme e 'disperatissimo' lavoro prodotto negli anni da Rossi per ridare dignità scientifica e nuovi strumenti all'architettura".

 

Scandita anche dalle immagini dei molti e importanti fotografi che si sono misurati con il suo lavoro (dagli scatti celebri di Luigi Ghirri a Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Ugo Mulas, Mario Carrieri, Stefano Topuntoli, Antonio Martinelli, Marco Introini), la mostra si divide in due sezioni: l'Italia e il resto del mondo.

 

Si parte con il focus sulla Milano ferita dai bombardamenti e si prosegue con due opere monster come il cimitero di Modena, progettato nel 1971 con Gianni Braghieri e rimasto incompiuto; e il Teatro del mondo, evocativo, gioioso, effimero, collocato nelle acque di Punta della dogana per la prima Biennale Architettura di Paolo Portoghesi nel 1980.

 

E poi ancora, la celebre libreria Piroscafo per Molteni&C, i Quaderni azzurri, le poltrone Parigi prodotte da UniFor. Ma soprattutto, spina dorsale della mostra, i 40 modelli dei progetti, tra cui riscoprire il grande disegno della celebre Città Analoga, memorabile riflessione su una città immaginaria, sospesa fra memoria e desiderio. E poi, quelli per il Carlo Felice di Genova e la Fenice di Venezia, la piazza di Fontivegge a Perugia e il Gallaratese a Milano.

 

Tra i progetti internazionali, la grande tavola con il rilievo di Zurigo, la nuova sede del Bonnefantenmuseum di Maastricht sul bordo della Mosa, il più importante museo costruito da Rossi, ma anche il coloratissimo complesso della Schützenstrasse a Berlino, risposta rossiana alla grigia ricostruzione della capitale tedesca, fino al Quartier Generale Disney a Orlando. La mostra sarà accompagnata da incontri, dibattiti e film.

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