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“Verso Nikà”, anche l'arte scende in campo per i diritti dei migranti

Scultura, pittura, musica e recitazione si incontreranno in un'unica performance sulla scogliera dell'isola di Pantelleria per raccontare uno dei fenomeni più complessi dei nostri tempi: la migrazione. L'intervista ad una delle ideatrici

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Può l'arte far riflettere sui grandi temi dell'attualità? lo abbiamo chiesto a Karin Eggers, la scultrice che, insieme alla compositrice Esther Flückiger e alla pittrice Susana Talayero, ha ideato “Verso Nikà” un progetto artistico dove, il 18 e il 19 agosto, suoni, colori, forme e voci si uniranno per parlare di migrazione.

Nikà è una baia dell'isola di Pantelleria che da sempre ha rappresentato un primo scoglio a cui aggrapparsi per coloro che fuggono dall'Africa in cerca di salvezza. In questo luogo simbolo, su una barca-scultura arenatasi sulla scogliera, mantenuta in bilico da tre sculture sonore, i migranti, figure antropomorfe, prenderà vita la performance artistica.

"Verso Nikà" è un progetto che parla di migrazione. È giusto che l'arte si occupi di un fenomeno così complesso e politico?

Io credo che storicamente l'arte abbia sempre trattato i fenomeni complessi, poiché essa si occupa della vita in tutti i suoi aspetti. Al contempo la vita è di per se stessa un fenomeno complesso, dai numerosi risvolti sociali e politici ed è quindi normale che l'arte tratti anche questi aspetti.

Esiste, quindi, un rapporto fra la vostra arte e l'attualità?

Certo, così come nell'arte di ogni artista. Nessuna opera è avulsa dal contesto in cui si trova a vivere il suo autore, persino Goya e Picasso con le loro opere parlavano della situazione politica e sociale della loro epoca. L'arte da sempre rappresenta il personale sentire dell'artista in un determinato periodo storico. Ed è grazie alla sua sensibilità che egli riesce trasformare questa sua percezione della realtà che lo circonda in opere d'arte.

Questo progetto racchiude in sé diverse forme di espressione artistica. Come è nata questa collaborazione?

Il progetto nasce dall'amicizia che mi lega a Esther Flückiger e a Susana Talayero da diversi anni. Proprio a Pantelleria ci siamo ritrovate, abbiamo parlato e abbiamo deciso di trattare questo tema al quale stiamo lavorando ormai da più di tre anni. Un tema che abbiamo sentito subito nostro poiché tutte noi siamo accomunate dal fatto di essere nate in luogo e di aver scelto poi di vivere in un altro. Infatti io sono tedesca, ma vivo a Pantelleria, Susana viene dalla Spagna e vive a Roma ed Esther, che è di origini svizzere, vive a Milano. Questo per sottolineare che la migrazione ci appartiene e che oggi siamo tutti cittadini del mondo.

Da molto tempo lei vive a Pantelleria, isola da sempre al centro del fenomeno migratorio. Come è evoluta la situazione in questi anni?

Ora gli sbarchi sono meno frequenti rispetto ad un tempo perché la Tunisia ha chiuso i confini e le rotte migratorie sono cambiate, ma qui a Pantelleria tutto questo ha fatto parte delle nostra quotidianità per diverso tempo.

Lei ha avuto esperienze dirette?

Il ricordo più forte che ho è quello dell'arrivo di alcuni migranti su una piccola imbarcazione proprio a Nikà, la baia che si trova a pochi passi da casa mia e che dà il nome al nostro progetto. Li abbiamo aiutati dando loro del cibo e dell'acqua e li abbiamo messi in contatto con chi potesse aiutarli. Qui a Pantelleria abbiamo vissuto la migrazione in modo davvero diretto e personale.

“Verso Nikà” porta quindi con sé un messaggio di apertura e di accoglienza?

Certamente, con questo progetto intendiamo fare luce, inoltre, sulle radici delle problematiche dei Paesi africani anche attraverso la lettura dei testi di Toni Maraini, il quale già negli anni Novanta aveva indagato su questi temi evidenziando le responsabilità dell'Occidente. Una responsabilità dalla quale, dopo anni di sfruttamento di queste popolazioni, ora non possiamo sottrarci. Nella performance saranno presenti delle mie sculture ispirate all'uccello Calao, simbolo della mitologia africana, proprio per sottolineare che non ci troviamo di fronte a Paesi sottosviluppati ma a popolazioni dalla cultura antica e profonda, semplicemente diversa dalla nostra. Dobbiamo capire che queste sono persone in difficoltà che vanno aiutate e che gli atteggiamenti di chiusura a cui assistiamo in questo periodo sono privi di logica.

L'arte può, quindi, aiutare in questo senso ed essere veicolo di queste riflessioni?

Decisamente sì, perché grazie all'arte il nostro pensiero viene trasformato in forme, musica, testi e colori in grado di suscitare emozioni nelle persone ed aiutarle così a comprendere queste tematiche in modo diretto. Poiché, si sa, l'arte genera emozioni e al contempo senza emozioni non ci può essere arte.