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Leoni, una formica aliena sta cambiando la dieta del re della foresta

Secondo uno studio dell'Università del Wyoming, in Kenya la formica "dalla testa grossa" obbliga questi grandi felini a cacciare i bufali anziché le zebre. Ecco perché 

Leoni, una formica aliena sta cambiando la dieta del re della foresta  - foto 1
Ansa

I leoni del Kenya stanno cambiando dieta.

La colpa sarebbe della formica dalla testa grossa Pheidole megacephala, una specie aliena invasiva tra le più dannose. Quest'insetto è arrivato nel Paese quindici anni fa, mettendo progressivamente a soqquadro l'intero ecosistema, fino a costringere i leoni a cambiare le loro abitudini di caccia per sopravvivere. È quanto emerge da uno studio guidato dall'università del Wyoming negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista "Science".

 

Leoni, una formica aliena sta cambiando la dieta del re della foresta  - foto 2
Tgcom24

 

 

L'effetto dell'invasione della formica aliena

 I ricercatori hanno raccolto dati per oltre trent'anni che dimostrano che questa formica, originaria di un'isola dell'Oceano Indiano, sta cambiando tutto l'ecosistema, scacciando le formiche locali che nidificano negli alberi di acacia difendendoli dagli attacchi degli erbivori. Venendo a mancare questi piccoli "guardiani", gli alberi hanno iniziato a essere distrutti più facilmente da giraffe ed elefanti. 

 

 

Per i leoni cambia la preda

 In un paesaggio sempre più spoglio, i leoni si sono così trovati a non avere più zone dove nascondersi per tendere gli agguati alle loro prede preferite, le zebre. Per rimediare, questi animali hanno dovuto cambiare obiettivo puntando i bufali, decisamente più difficili da cacciare. 

 

 Dal 2003 al 2020, la percentuale di uccisioni di zebre da parte dei leoni è scesa dal 67% al 42%, mentre la percentuale di uccisioni di bufali è passata da zero al 42%. Le formiche aliene stanno dunque "allentando i legami che tengono insieme l'ecosistema africano, determinando chi viene mangiato e dove", osservano i ricercatori.

 

Lo studio dimostra dunque che "la conservazione degli ecosistemi non richiede solo di salvare le specie dall'estinzione, ma di salvaguardare le interazioni esistenti tra le specie", sottolinea Kaitlyn M. Gaynor, ecologa dell'università della British Columbia in Canada. 

 

 

 

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