Le nostre radici evolutive risalirebbero a un passato più remoto e complesso, in cui più specie umane convivevano e si incrociavano
di Viviana GuglielmiUn teschio risalente a un milione di anni fa potrebbe cambiare per sempre ciò che sappiamo sulle nostre origini. Se sarà confermato, quel teschio proverebbe che l'Homo sapiens è apparso almeno 400mila anni prima di quanto ritenuto, ridisegnando l'albero genealogico dell'umanità. È quanto emerge da una nuova ricerca pubblicata sulla rivista "Science", che ha ricostruito digitalmente il fossile Yunxian 2, rinvenuto decenni fa nella provincia cinese di Hubei. Nuove analisi hanno confermato che quel cranio non apparteneva all'Homo erectus, come si era creduto, ma a un antenato diretto dell'Homo Iongi, il cosiddetto "uomo drago" imparentato con i misteriosi Denisoviani, enigmatica popolazione di umani preistorici di recente scoperta e dalle origini ancora poco chiare.
Secondo gli studiosi, la linea che portò ai Neanderthal, ai Denisoviani e all'Homo sapiens si sarebbe separata molto prima di quanto stimato: non 600-700mila anni fa, ma circa 1,3 milioni di anni fa. Questo significherebbe che le nostre radici evolutive risalgono a un passato più remoto e complesso, in cui più specie umane convivevano e si incrociavano. Il fossile, gravemente deformato dal tempo, è stato ricostruito con tecniche avanzate di tomografia e modellazione 3D. Gli esperti sostengono che già un milione di anni fa i nostri antenati si erano differenziati in gruppi distinti, un elemento che ridisegna profondamente la storia dell'evoluzione umana. Se confermata, la scoperta riscriverebbe un capitolo cruciale della nostra storia aprendo nuove domande anche sul vero luogo d'origine della specie umana.