Ad Anchorage Vladimir Putin non ha portato nuove proposte ma ha confermato anzi la sua linea
di Paola NurnbergChe avesse il coltello dalla parte del manico si era capito da subito. Dalla possibilità di uscire dalla Russia, nonostante il mandato di arresto internazionale - gli Stati Uniti tuttavia non riconoscono la corte penale dell'Aja che l'ha emesso - fino alle sanzioni sospese in vista del vertice. Ad Anchorage Vladimir Putin non ha portato nuove proposte ma ha confermato anzi la sua linea. Innanzitutto, non puntare a un cessate il fuoco, considerato troppo fragile, ma piuttosto a un accordo globale. Ovvero, ottenere tutto il Donbass, col ritiro delle truppe ucraine dalla restante parte della repubblica separatista di Donetsk, mentre quella di Luhansk è già sotto il controllo russo. Congelare la linea del fronte, praticamente lungo il fiume Dnipro, negli oblast parzialmente occupati di Kherson e Zhaporizha nel sud del Paese, dove c'è la più grande centrale nucleare d'Europa.
Il presidente russo ha chiesto, inoltre, il ritorno del russo come lingua ufficiale in Ucraina e garanzie di sicurezza per la chiesa ortodossa che fa capo al patriarcato di Mosca. Il presidente Zelensky aveva adottato il calendario Gregoriano, quello cioè seguito dai cattolici, dopo la benedizione del patriarca russo Kirill alla "guerra santa" del Cremlino.
Un vero schiaffo per Kiev, a cui si chiede sostanzialmente di cedere il 20% del suo territorio dopo tre anni e mezzo di guerra. Condizioni finora considerate inaccettabili per il presidente Zelensky che adesso, più solo e debole dopo il voltafaccia americano, aspetta un cenno degli alleati europei.