MILANO

Prima della Scala, 11 minuti di applausi per "Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk"

Ovazione per Chailly, applausi calorosi alla regia di Barkhatov

di Paola Miglio
08 Dic 2025 - 08:14
01:35 

Riccardo Chailly ha vinto la sua scommessa, portando per la prima volta alla Prima di una stagione scaligera un'opera di Dmitrij Šostakovič. 'Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk' è stata clorosamente e lungamente applaudita per oltre 11 minuti. Per il maestro, al suo ultimo 7 dicembre come direttore musicale, è stato in particolare un successo personale, "l'abbraccio del pubblico" ha detto il sovrintendente Fortunato Ortombina.

Applausi sono andati anche al regista Vasili Barkhatov, e alla protagonista femminile Sara Jakubiak che ha definito la sua Katerina "una tigre". Ma tutte le voci sono state apprezzate, a partire da Najmiddin Mmavlyanov (Sergej) , Alexander Roslavets (Boris), il coro scaligero diretto da Alberto Malazzi e tutti gli altri. Le annunciate scene di violenza e di sesso esplicito, volute peraltro dal libretto dell'opera, sono state accettate dal pubblico, anche perché non hanno mai varcato la soglia del cattivo gusto.

Nel complesso è stata una serata fedele, anche nelle manifestazioni in piazza della Scala (Propal e Cgil), alla tradizione del 7 dicembre, pur se è mancata la presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Nel palco centrale Liliana Segre accanto al presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso e al sindaco Giuseppe Sala; dietro la sottosegretaria di Stato Usa Sara Rogers, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, i vicepresidenti di Senato e Camera Gian Marco Centinaio e Anna Ascani. In sala i sottosegretari Gianmarco Mazzi, Lucia Albano e Federico Freni. Poi Mario Monti, Barbara Berlusconi, Diana Bracco, Giacomo Campora, Claudio Descalzi, Marcello Foa e Melania Rizzoli. Ma anche nomi dello spettacolo come Mahmood, Achille Lauro, Pierfrancesco Favino.

Grande protagonista dello spettacolo è questa musica di Šostakovič sconosciuta a gran parte del pubblico (la censura di Stalin fin dal 1936 contribuisce a far sì che bisogna attendere il 1992 per vedere alla Scala l'opera originale). Musica che sotto la bacchetta di Chailly arriva a coinvolgere emotivamente il pubblico, fargli vivere ogni sospiro della protagonista alla ricerca della sua realizzazione come donna, ogni suo momento di infelicità, di noia, di disperazione. Ma anche, e con sonorità impetuose, incalzanti, a tratti vorticose, ogni momento drammatico, che sia il tradimento sessuale o l'efferato delitto. Se la Lady Macbeth di Shakespeare e di Verdi induce il marito al regicidio per pura sete di potere, quella di Šostakovič uccide per sete di libertà, di amore e di sesso. E dietro questa vicenda di sangue, Šostakovič introduce una feroce critica sociale, con la volontà di aprire la discussione sulla condizione della donna nella società piccolo-borghese del tempo. Gli argomenti sono nella vicenda stessa raccontata dal regista anche con un che di ironico e grottesco: il matrimonio imposto con un uomo impotente, le vessazioni del suocero padrone, la noia di una vita senza sbocchi e soprattutto l'insoddisfazione sessuale ("nessuno accarezzerà i miei seni bianchi...") portano la protagonista a invaghirsi di un servitore, tradire il marito, avvelenare il suocero, uccidere il marito e alla fine, arrestata e condannata, suicidarsi dopo aver visto crollare ogni sogno d'amore, portando con sé la nuova conquista dell'uomo che amava. Il regista Barkhatov sposta la vicenda da un villaggio russo nel 1860 a un ristorante della capitale negli anni Cinquanta del '900, impostando il racconto come flashback, come se la vicenda si sviluppasse attraverso le deposizioni dei protagonisti davanti a un ufficiale di polizia. Nella scenografia (di Zinovy Margolin), la scena fissa centrale del ristorante con i tavoli apparecchiati viene occupata più volte da un grande volume tecnico che, entrando dal retropalco di sinistra, riempie tutto il boccascena e rappresenta due ambienti sovrapposti: al piano terra lo studio del violento padrone (Boris), che diventa anche la camera degli amori fra Katerina e l'aiuto cuoco Sergej. Al piano superiore le cucine, dove nel primo atto Sergej e colleghi bullizzano e palpeggiano una malcapitata servetta. Nel ristorante Boris obbliga la nuora a giurare fedeltà in ginocchio al marito in partenza per lavoro. Sempre nel ristorante il tentativo di violenza sessuale di Sergej a Katerina, che però gli si offre facilmente. Nello studio Boris frusta a sangue Sergej. Nel ristorante, subito dopo, la donna serve al suocero una zuppa di funghi corretta al veleno per topi. Quando il marito di lei, Zinovij (Yevgeny Akimov), torna e li sorprende, i due amanti uccidono anche lui e ne nascondono il cadavere. Ma il discostamento più evidente dal libretto è nell'ultima scena, dopo l'arresto: un autocarro militare con soldati armati di fucili irrompe nel ristorante infrangendone la grande porta a vetri. Nel libretto l'ambiente è un'aperta campagna dove sosta la tradotta dei condannati in attesa di riprendere il viaggio verso la colonia penale in Siberia. Ma in scena c'è solo un mezzo militare dentro un ristorante. E la morte di Katerina, che dovrebbe gettarsi nelle acque nere di un lago trascinando con sé la nuova 'fiamma' di Sergej, diventa una duplice morte tra le fiamme (vere) innescate dalla donna dopo aver cosparso di benzina se stessa e la rivale. La musica tace, si chiude il sipario e scattano intensi gli applausi.