Dalla sentenza di condanna a Pino Pelosi,"un thriller inestricabile tra sospetti e ritrattazioni, trame oscure e personaggi inquietanti; inchieste che ripartono ma che non portano mai a verità definitive
di Carmelo Sardo"Io so i nomi dei responsabili delle stragi più recenti… io so. Ma non ho le prove". Così scriveva Pier Paolo Pasolini in un articolo apparso su Il Corriere della Sera, in cui denunciava la corruzione della classe dirigente del nostro Paese. Era il 14 novembre del 1974. Un anno dopo, la notte tra il primo e il 2 novembre del '75, fu ucciso, orribilmente, all'Idroscalo di Ostia. A 50 anni di distanza, quel delitto tormenta ancora la coscienza civile di un Paese che annaspa tra mezze verità e mille misteri, senza pace e senza giustizia. I processi hanno condannato solo Pino Pelosi. Aveva 17 anni quella sera quando Pasolini lo caricò in auto a piazza dei Cinquecento, a Roma, per poi appartarsi all'Idroscalo. Pino la Rana confessò subito e venne condannato a nove anni e sette mesi per omicidio volontario, ma in concorso con altri, rimasti ignoti. Da quella sentenza si è dipanata una storia che sembra un thriller inestricabile tra sospetti e ritrattazioni, trame oscure e personaggi inquietanti; inchieste che ripartono ma che non portano mai a verità definitive.