Figli di immigrati di seconda o terza generazione, attaccano spesso a volto scoperto, senza preoccuparsi di essere identificati
di Alessandro TallaridaLa galassia dei violenti si arricchisce di nuovi protagonisti negativi: più pericolosi e meno prevedibili, cani sciolti e al tempo stesso branco mosso da una rabbia esasperata e distruttiva: i maranza, perlopiù ragazzini, figli di immigrati di seconda o terza generazione. Sono loro a prendersi la ribalta degli scontri alla stazione Centrale. Arrivano dopo anarchici, antagonisti e centri sociali, quelli che dei disordini di piazza conoscono bene dinamiche e regole non scritte che in qualche modo regolano i rapporti con le forze dell'ordine. Quando i soli noti fanno un passo indietro arrivano i maranza. Forse anche fomentati e spinti all'azione dagli anarchici. Attaccano spesso a volto scoperto, senza preoccuparsi di essere identificati, non hanno nulla da perdere. Sfasciano, spaccano e devastano. Da soli o in gruppo, con bastoni, sassi o a mani nude. Il sospetto è che la causa palestinese per loro sia stata solo un pretesto per dare sfogo a tutta la loro frustrazione e rabbia prima di tornare nelle periferie e nei quartieri più disagiati. Ma è forte il sospetto e soprattutto il timore che alla prossima occasione, al prossimo corteo qualunque dovesse essere la causa, loro ci saranno, pronti a prendersi un'altra volta la scena nel peggiore dei modi.