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Arriva "Dark Places" con Charlize Theron: "La mia Libby imprigionata nella paura"

Esce il 22 ottobre nelle sale il thriller di cui è anche produttrice. "Era la cosa più naturale produrlo, mi ha aiutato anche come attrice" confessa a Tgcom24

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Dopo il personaggio di Furiosa in Mad Max, Charlize Theron torna al cinema il 22 ottobre con un altro ruolo forte. Nel thriller "Dark Places - Nei luoghi oscuri", tratto dal best-seller di Gillian Flynn ("L'amore bugiardo"), interpreta una donna costretta a rimettere in discussione un evento tragico del suo passato. "Credo sia insito nella condizione umana rifiutare di vedere gli aspetti più dolorosi della vita" ha raccontato l'attrice a Tgcom24.

Arriva "Dark Places" con Charlize Theron: "La mia Libby imprigionata nella paura"

In "Dark Places" veste il doppio ruolo di attrice e produttrice perché "per questo film mi sembrava la cosa più naturale ricoprire entrambi i ruoli. Ho scoperto che occupandomi anche della produzione rendo meglio anche come attrice, perché sono costretta a staccare per occuparmi di altre cose".

Il film è tratto dal romanzo della scrittrice Gillian Flynn, autrice anche del thriller "L'amore bugiardo", mentre alla regia c'è il francese Gilles Paquet-Brenner. I due hanno lavorato a stretto contatto in Kansas, dove è ambientata la vicenda, perché "Gilles, essendo francese, voleva immergersi completamente in quell'atmosfera americana. Sapeva che era importante farlo e Gillian gli ha fatto vivere questa avventura".

In "Dark Places - Nei luoghi oscuri" interpreta Libby, una donna che a soli otto anni vede la madre e la sorelle massacrate dal fratello. Dopo molti anni, però, alcuni indizi gettano numerosi dubbi sulla verità ufficiale. "Libby è una persona che rimane bloccata nella crescita, l'unico modo che ha per sopravvivere è non diventare adulta" ha spiegato l'attrice, parlando del suo personaggio.

Un ruolo particolarmente vicino al vissuto dell'attrice. Appena 15enne vide infatti il padre morire per mano della madre, che gli sparò per legittima difesa. "Il blocco di Libby deriva dalla paura di conoscere quale sia la verità sulla sua vita. E' una cosa che tutti possiamo comprendere, anche se non abbiamo vissuto una tragedia come quella di Libby. Credo sia insito nella condizione umana vivere rifiutandoci di vedere quegli aspetti che ci hanno formato e che di solito sono i più dolorosi".