FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Giovani e fuga di cervelli, Poletti fa arrabbiare gli studenti

Le parole del Ministro del Lavoro sui giovani italiani all'estero irritano i “millenial”, che si sfogano sui social network: Il portale studentesco Skuola.net riporta l'opinione degli studenti sulla frase “incriminata”

Giovani e fuga di cervelli, Poletti fa arrabbiare gli studenti - foto 1
lapresse

Il ministro Giuliano Poletti fa infuriare di nuovo gli studenti.

Questa volta non c'entrano le vacanze estive ridotte, ma i cervelli in fuga. Durante un evento tenutosi ieri a Fano il Ministro del Lavoro, intervistato dai giornalisti in merito al tema dei ragazzi che lasciano l'Italia per andare all'estero, ha rilasciato un commento che si è trascinato addosso una serie di innumerevoli polemiche. "Se 100mila giovani se ne sono andati dall'Italia", ha detto, "non è che qui sono rimasti 60 milioni di 'pistola'. Conosco gente che è andata via e sicuramente il Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi".

La frase di Poletti e la reazione degli studenti
Alle parole del Ministro sono seguite scie di polemiche, molte provenienti proprio dai giovanissimi, coinvolti dalla vicenda. In seguito al caos generato dalla frase, Poletti è tornato sui suoi passi rettificando: "Mi sono espresso male", spiegando il vero senso del suo messaggio. Sebbene le scuse siano giunte a stretto giro, la polemica non si è esaurita e gli studenti, a quanto pare, hanno ancora qualcosa da dire al responsabile del dicastero del Lavoro. Skuola.net ha sondato i loro animi con un instant poll sulla pagina Facebook e una web survey: ecco cosa pensano della frase sotto accusa. La colpa è della classe dirigente Per alcuni quella di Poletti è una dichiarazione infelice: l'unico rimedio sarebbe la sostituzione di alcuni responsabili della classe dirigente. "Penso che tutto questo sia frutto di amministrazioni obsolete, le quali non hanno le competenze giuste e bisognerebbe sostituirli con dei nuovi - scrive uno dei ragazzi -, "i famosi giovani, magari proprio coloro che sono fuggiti via". “La colpa non è solamente sua" - scrive Vincenzo su Facebook - "sicuramente ha fatto un'uscita molto infelice, ma proprio quest'uscita evidenzia i limiti di un sistema politico/sociale che non agevola/valorizza i giovani. E la fuga all'estero non è causata solamente da lui e dalle riforme approvate durante il suo mandato, ma anche dai suoi predecessori e dalle riforme precedenti”.

Più spazio ai giovani per esprimere le loro potenzialità
"Penso che abbia completamente torto, bisogna offrire ai giovani capaci più possibilità", commenta uno dei ragazzi che hanno partecipato all'instant poll. Offrire più possibilità agli studenti, per alcuni, potrebbe essere una ragione per restare e mettere in gioco le proprie competenze nel paese di origine. C'è chi spezza una lancia a favore di quelli che partono: il ministro Poletti, secondo loro, "non sa cosa dice, i giovani in fuga sono solo una perdita per il paese". Sulla pagina Facebook di Skuola.net Valentina scrive: "Secondo me è inutile anche perdere tempo ad arrabbiarsi con lui, perché tanto alla fine non sono i giovani che ci perdono ma solo la gente che ha il suo stesso pensiero". Poi aggiunge: "Non sono i giovani che se ne vogliono andare, ma sono comunque costretti a farlo perché chi è venuto prima di loro non è stato in grado di fornirgli le condizioni di vivere in un paese sicuro, dove non si debba essere costretti ad avere 2 lavori solo per poter andare avanti ogni mese.”

#Polettidimettiti e la polemica su Twitter
Non ci è voluto molto perché la polemica approdasse anche su Twitter che, in questi casi rapidissima, genera sempre un effetto vorticoso. In poco tempo #Polettidimettiti è diventato topic trend, in seguito alla proposta lanciata dal Fattoquotidiano.it, e continua ad essere tra le prime posizioni sul social. Nei tweet si leggono inviti al ministro a dimettersi e a fare ammenda, e non solo.