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Tumori, aumentano i casi: 4.300 in più rispetto al 2017 | Italia spaccata in due: al Nord si sopravvive di più

La forma tumorale più diffusa è il cancro alla mammella, con 52.800 nuovi casi nel 2018 (contro i 51mila dellʼanno scorso)

Tumori, aumentano i casi: 4.300 in più rispetto al 2017 | Italia spaccata in due: al Nord si sopravvive di più - foto 1
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Aumentano le diagnosi di tumore in Italia: sono 4.300 in più rispetto al 2017.

E' quanto emerge da uno studio presentato al ministero della Salute, secondo cui la forma tumorale più diffusa è il cancro alla mammella con 52.800 nuovi casi nel 2018 (contro i 51mila dell'anno scorso). I dati delineano un'Italia spaccata in due: al Nord si sopravvive di più, mentre il Sud è sempre più fanalino di coda per quanto riguarda screening e diagnosi.

A penalizzare il Mezzogiorno ci pensano anche stili di vita scorretti: nelle regioni meridionali, ad esempio, si registra un boom di fumatrici nella fascia di età 24-35 anni. Il censimento è stato realizzato da Aiom "Associazione italiana di oncologia medica), Airtum (Associazione italiana registri tumori) e Passi (Progressi aziende sanitarie per la salute in Italia).

Dopo il tumore alla mammella, la seconda neoplasia più diffusa è quella del colon-retto (51.300 casi, erano 53mila nel 2017), seguita dal cancro al polmone (41.500 casi, contro i 41.800 dell'anno scorso). Complessivamente, nel 2018 sono stimati 373.300 nuovi casi di tumore (194.800 uomini e 178.500 donne). Sono quasi 3,4 milioni i cittadini che vivono dopo la scoperta della malattia (3.368.569, erano 2.244.000 nel 2006), pari al 6% della popolazione: un dato in costante aumento.

Sulla base delle percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto appaiono le Regioni più virtuose. Negativi invece i dati sulla sopravvivenza al Sud, con Sicilia (52% uomini e 60% donne), Sardegna (49% e 60%) e Campania (50% e 59%). Differenze che si spiegano soprattutto con la scarsa adesione in queste aree ai programmi sanitari che consentono di individuare la malattia in stadio iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più alte.