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Primo test clinico per la molecola che combatte la "droga" dei tumori

Lo studio, condotto in Francia e coordinato da un italiano, ha sperimentato il farmaco su casi di cancro del cervello: i risultati sono stati promettenti

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La ricerca sulla prevenzione e la cura dei tumori compie un importante passo avanti. Per la prima volta è stata sperimentata la molecola che riesce a neutralizzare la "droga" dei tumori, una sostanza indispensabile alla crescita delle metastasi. I primi test sono stati condotti sul più aggressivo cancro del cervello e descritti su Clinical Cancer Research dal gruppo coordinato dall'italiano Antonio Iavarone, della Columbia University di New York.

La "droga" tumorale - La cosiddetta "droga" dei tumori non esiste nell'organismo sano e viene generata dalla fusione di due proteine, causando il cancro. Si tratta di una sostanza della quale le varie forme di tumore hanno un assoluto bisogno per crescere.

Risultati incoraggianti - Quella effettuata dal team coordinato da Antonio Iavarone è la prima sperimentazione clinica sui tumori del cervello basata su un tale tipo di molecola "neutralizzante". I test sono stati condotti in Francia, nell'Istituto Gustave Roussy di Parigi, su due i pazienti francesi: un uomo di 52 anni e una donna di 64. "Tutti e due - spiega Iavarone - hanno una recidiva del glioblastoma, una condizione che in genere lascia una sopravvivenza di pochi mesi. A circa un anno dalla sperimentazione sono entrambi vivi e il tumore si è ridotto". Si tratta di risultati clinici "preliminari, ma molto incoraggianti", ha osservato.

Verso una più vasta sperimentazione - I pazienti hanno ricevuto il farmaco nell'ambito di una sperimentazione più vasta, condotta su diverse forme di tumore al fine di valutare la sicurezza della molecola. "Quelli che abbiamo pubblicato sono i primissimi dati sul comportamento di questa molecola contro il glioblastoma", ha precisato Iavarone. "Adesso il nostro obiettivo è far partire in Europa, in giugno, una sperimentazione multicentrica con una molecola dal meccanismo d'azione molto simile".

Ma la ricerca non si ferma qui. Parallelamente alla sperimentazione clinica, ha concluso Iavarone, "stiamo cercando di sviluppare in laboratorio nuove molecole in grado di colpire la proteina di fusione in maniera ancora più potente e precisa e senza intaccare le cellule normali".