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Migranti, la Merkel insiste: necessarie guardie di frontiera per salvare Schengen

Eʼ quanto emerge al termine del primo giorno di lavori a Bruxelles dove i leader Ue si sono confrontati sullʼemergenza immigrazione

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"Auspichiamo di chiudere il dibattito sul corpo di guardie di frontiera sotto la presidenza olandese" della Ue che terminerà a fine giugno.

Così la cancelliera Angela Merkel al termine del primo giorno di lavori del vertice Ue spiega la posizione della Germania circa la possibilità di istituire un'agenzia Ue di guardacoste e guardie di frontiera. La Merkel ha poi sottolineato la necessità di "accelerare su hotspots, ricollocamenti e rimpatri".

Migranti, la Merkel insiste: necessarie guardie di frontiera per salvare Schengen


A capeggiare il drappello di chi vuole l'istituzione di un'agenzia Ue di guardacoste e guardie di frontiera, che in casi di vulnerabilità dei confini agisca su comando di Bruxelles, contro la volontà di uno Stato sono oltre la Merkel anche il presidente francese Francois Hollande e i presidenti di Commissione e Consiglio Ue Jean Claude Juncker e Donald Tusk.

Tusk: "Senza guardie di frontiera possibile sospensione Schengen"

- "Idea molto controversa", riconosce lo stesso Tusk, ma il controllo delle frontiere è una "conditio sine qua non di tutte le politiche migratorie". E avverte: "Le alternative sarebbero altrettanto dolorose". L'allusione è alla possibilità di sospendere da Schengen, fino a due anni, un Paese incapace di mantenere il controllo delle proprie frontiere esterne.

L'ipotesi di cedere un pezzo della propria sovranità nazionale non piace a molti Paesi, tra questi i Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia), rivelano fonti diplomatiche, ma nel corso della discussione non si sono create particolari fratture.

Renzi: "Surreale procedura infrazione per Italia, siamo al 90% degli obiettivi"

- Il premier Matteo Renzi, insofferente per l'Ue a guida tedesca che vorrebbe persino imporgli centri di detenzione per i migranti illegali in attesa di rimpatrio, è arrivato a Bruxelles con la voglia di showdown. Brucia ancora l'apertura della procedura di infrazione per le mancate registrazioni delle impronte digitali nel sistema Eurodac. La definisce "surreale". L'Italia è "oltre il 90% degli obiettivi". Piuttosto, accusa, i ricollocamenti "sono a meno dell'1% degli impegni presi".

Ue ferma: "Procedura italiana non corretta"

- Ma fonti Ue rimarcano: "Raccogliere le impronte dei migranti in relazione alla richiesta di asilo non solleva l'Italia dall'obbligo di registrare le loro impronte anche per l'ingresso irregolare alle frontiere esterne". L'Italia ha tentato di giustificare "la discrepanza tra il numero di arrivi di migranti e le cifre Eurodac con la pratica di raccogliere le impronte per chi chiede protezione internazionale solo per l'asilo. Ma questa pratica non è corretta", puntualizzano.

Desolanti dati su ricollocamenti e hotspot

- Intanto i dati della presidenza lussemburghese sul tavolo del summit restituiscono un quadro desolante: su 160mila trasferimenti di richiedenti asilo in due anni, ne sono stati fatti 184; gli hotspot aperti sono due sugli undici previsti; da settembre i rimpatri sono stati 658.