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Marò, al via il processo internazionale LʼItalia: "Girone è ostaggio dellʼIndia"

Lʼambasciatore Azzarello: "I fucilieri non sono ancora stati incriminati di alcun reato dalla giustizia indiana ma sono già ritenuti colpevoli"

Daniel Bethlehem, legale marò, tribunale di amburgo
ansa

I marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre "non sono ancora stati incriminati di alcun reato" dalla giustizia indiana. Ma l'India dimostra di "disprezzare il giusto processo" ritenendoli già colpevoli, con "un atteggiamento che esemplifica al meglio l'impasse in cui oggi ci troviamo". Lo ha dichiarato l'ambasciatore Francesco Azzarello al Tribunale di Amburgo. I due fucilieri "proclamano la loro innocenza. Girone è ostaggio dell'India", ha aggiunto.

Il governo italiano, come ha ribadito l'ambasciatore, chiede al Tribunale internazionale sul diritto del mare il rientro di Salvatore Girone e la permanenza di Latorre in Italia per tutta la durata dell'arbitrato internazionale. "Girone è trattato come un ostaggio, costretto a restare in India nonostante non sia stato ancora incriminato", visto che Delhi lo considera "una garanzia che Latorre tornerà alla fine della sua permanenza in Italia", stabilita dalla Corte suprema indiana per gennaio 2016.

Immediata è arrivata la replica di Delhi. "Definire Girone un ostaggio è inappropriato e offensivo, gode di una vita confortevole". E "la salute di Latorre potrebbe migliorare nei prossimi mesi" consentendogli di tornare a Delhi. Così l'India ha respinto le richieste "urgenti" dell'Italia di liberare i marò. Inoltre, "l'Italia tenta di suscitare compassione" nei riguardi dei due Fucilieri, facendoli apparire "come vittime", mentre ha un atteggiamento "discriminatorio" nei confronti "di due pescatori innocenti e della sofferenza inflitta alle loro famiglie".

Per quanto riguarda Latorre, invece, l'Italia sostiene che "gli ultimi rapporti medici sullo stato di salute del sergente evocano rischi che potrebbero verificarsi se fosse costretto a tornare in India", compreso il "rischio per la sua sicurezza e la sua vita". "In mancanza di un capo d'accusa, le restrizioni alla libertà" dei due fucilieri e la loro "durata" sono "arbitrarie e ingiustificabili", con possibili "conseguenze irreparabili per la loro salute e il loro benessere", costituendo perciò "una violazione dei loro diritti fondamentali".

L'India viola inoltre "i suoi obblighi internazionali, impedendo all'Italia di esercitare la propria giurisdizione" sul caso che riguarda due militari in servizio per conto dello Stato su una nave battente bandiera italiana. "L'incidente" che ha coinvolto i due marò "è stato caratterizzato da una serie di violazioni del diritto internazionale da parte delle autorità indiane", tra cui la "libertà di navigazione, il dovere di adempiere agli obblighi della Convenzione del mare, la giurisdizione esclusiva dello Stato della bandiera e il dovere di cooperare alla repressione della pirateria", ha detto ancora l'ambasciatore.

"La frustrazione, lo stress, il deterioramento delle condizioni mediche delle persone direttamente e indirettamente coinvolte, minacciano un grave danno ai diritti dell'Italia. Per questo bisogna risolvere con urgenza la situazione", ha sottolineato Azzarello.