energia alternativa

La forza di un aquilone per muovere il mondo

In un momento di crisi e di recessione il mercato delle energie alternative può rappresentare un punto dal quale ripartire. In particolare l'eolico è una fonte alla quale potersi affidare. Tuttavia nel nostro Paese, vuoi a causa di lungaggini burocratiche, vuoi per mancanza di "educazione" culturale, c'è ancora molto da lavorare. Il 15 giugno, intanto, si celebra la "Giornata mondiale del Vento"

06 Mag 2012 - 15:56
 © Dal Web

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La prima immagine di un aquilone che con leggerezza si muove nell'aria non si dimentica. E' un'istantanea dell'infanzia che tutti ci portiamo dentro con affetto, e sfidiamo chiunque a dire il contrario. Un'immagine bella e delicata che, nella sua semplicità e nella sua immediatezza, riassume come poche l'idea del movimento generato da un'energia naturale come quella del vento.

Magari è proprio da ricordi come questi che bisognerebbe partire per affrontare ogni discussione, per sedersi attorno a ogni tavolo, per prendere qualsiasi decisione legata al futuro energetico del nostro pianeta. Un futuro che, di fatto, è diventato presente. Non si tratta più di stilare programmi a lunga scadenza quando il nostro quotidiano è scosso dalla crisi economica e dalla recessione. E' ora di prendere decisioni, subito.


Il nostro aquilone, dunque, ci porta a ragionare su una delle forme di energia più pulite e a buon mercato che abbiamo a disposizione, quella eolica. E immediato riemerge un altro ricordo che ci viene dall'infanzia, quello dei mulini a vento, perché le pale eoliche, gli impianti che generano energia, proprio a quelle di un mulino si ispirano.
 
I dati che riguardano il nostro Paese parlano di produzione in aumento (nel 2010 il 30% circa in più rispetto al precedente per una quantità corrispondente al fabbisogno di sette milioni di persone) e di una crescita di occupazione nel settore (si parla di 40mila occupati), ma tutto ciò non basta ancora. Serve cambiare il passo, c'è la necessità di un punto d'appoggio più stabile per "liberare" tutta quest'energia che quotidianamente la natura produce e che non viene sfruttata. 
 
Quel punto d'appoggio, rappresentato dalle istituzioni, per un paradosso tutto italiano, potrebbe venire addirittura meno a breve. E' notizia di pochi giorni fa che i rappresentanti delle aziende di energia rinnovabile, eoliche in primis, accompagnati da molte associazioni ambientaliste, sono scesi in piazza a Roma per scongiurare l'attuazione di decreti che prevedono forti tagli agli incentivi per la produzione, appunto, di energie alternative.
 
E così, mentre uno studio presentato quasi contemporaneamente alla manifestazione romana a Copenaghen in occasione dell'European Wind Energy Association spiega che il mercato eolico nel triennio 2007-10 è cresciuto del 33% in tutta l'Unione Europea, nel nostro Paese le energie del vento, e in generale le energie rinnovabili, non riescono ancora a imporsi come potrebbero. L'obiettivo italiano è di passare a un'alimentazione alternativa dal 26% al 35% entro il 2020. Di questo passo, denunciano le associazioni, si rischia però di invertire la tendenza. In Danimarca, giusto per fare un esempio, il 20% di approvigionamento elettrico viene solo dall'eolico.
 
Certamente la burocrazia non aiuta, ma il problema è anche culturale, di "educazione" nel capire e nel far capire i vantaggi di queste forme alternative di energie. Dicevamo dell'eolico, che non inquina (il suo utilizzo farebbe "risparmiare" l'emissione di oltre sei milioni di tonnellate di Co2 ogni anno nell'atmosfera), ha costi di produzione certi e non  variabili come quelli dei combustibili, offre possibilità imprenditoriali e occupazionali. I detrattori dell'energia del vento puntano il dito sugli impianti, che toglierebbero superficie a pascoli e coltivazioni oltre a deturpare il paesaggio e uccidere, con le loro pale, volatili. Pale che sarebbero anche troppo rumorose e che porterebbero a una forma di inquinamento acustico. Argomenti, insomma, su cui si può dibattere per trovare delle soluzioni o, quantomeno, delle mediazioni (per inciso, fanno notare gli "eolici", la centrale a carbone che non deturpa il paesaggio ma che sicuramente inquina, è da preferire a una pala eolica?).
 
La questione culturale si fa più delicata quando le energie del vento -come tutte le alternative- vengono interpretate come puro business. E' giusto che ci siano incentivi -equilibrati- per favorire il via di un'attività del genere, come è giusto che un'impresa realizzi profitti, ma investire su questo comparto energetico impone anche delle responsabilità morali ed etiche. Diverso è il discorso della criminalità delle ecomafie che si è buttata sulle alternative. Le associazioni giurano che si tratta di gente che poco ha da spartire con il mondo delle energie rinnovabili, la magistratura lo dimostrerà.
 
In questa fase, l'unica certezza nell'incertezza è quella che bisogna andare avanti, non stare fermi. E, parlando di energia, non potrebbe essere altrimenti. Il prossimo 15 giugno, il parco dei Daini di Villa Borghese di Roma ospiterà l'annuale "Giornata mondiale del Vento". Un'ulteriore occasione per conoscere, capire, sapere, uno di quei momenti di approccio culturale che serve a farsi un'idea. E chissà che ad aprire la giornata non ci sia un bel volo di aquiloni...

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