Il peso dei prodotti contraffatti sull'e-commerce
Secondo Confesercenti, le vendite su internet di prodotti non originali sono cresciute del 60% tra il 2012 e il 2013

Le imprese italiane nutrono sentimenti ambivalenti verso l'e-commerce.
Secondo un'indagine di Confesercenti, dell'Istituto di ricerca SWG e del Politecnico di Milano, nel 2015 gli italiani, che hanno fatto acquisti on-line, sono stati 17 milioni: l'11% in più rispetto all'anno precedente. Lo hanno fatto principalmente per risparmiare tempo e denaro – una ricerca Doxa per conto di Groupon rivela che l'acquisto on-line consente un risparmio medio del 35% –, correndo però il rischio di comprare prodotti contraffatti.
I siti di vendite on-line, che contengono nei loro cataloghi prodotti non originali, sono molti: stando ad un rapporto Ref – Confesercenti su Abusivismo e Contraffazione, diffuso a settembre, sono otto su dieci. A pagarne le conseguenze sono gli acquirenti, ovviamente: un consumatore su quattro ha acquistato on-line almeno un prodotto contraffatto e spesso può averlo fatto in modo inconsapevole, contribuendo ad alimentare un mercato in crescita costante.
Per Confesercenti, le vendite tramite e-commerce di prodotti contraffatti sono aumentate del 60% tra il 2012 e il 2013, con inevitabili ricadute economiche per le imprese che producono gli originali: un terzo degli imprenditori sostiene che le vendite on-line di merci contraffatte pesano sul volume di affari della categoria tra il 10 e il 15%. Per circa un quinto delle imprese, invece, le perdite sono anche superiori e oscillano tra il 15 e il 20%.
La contraffazione dei prodotti è un fenomeno diffuso anche nel resto d'Europa, però. Secondo uno studio dell'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno – l'agenzia europea per la proprietà intellettuale – soltanto la vendita di prodotti d'abbigliamento contraffatti (abiti, accessori, calzature...) comporta perdite per oltre 26 miliardi di euro e 'brucia' fino a 363 mila posti di lavoro nell'Unione europea.