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Diario di mezzo secolo di cabaret italiano
Pingitore racconta il suo Bagaglino

Dall'esordio in cantina, alle vette dellʼAuditel, dallo “stalking” di Berlusconi alle soubrette

Ufficio stampa

«Cabaret di destra. No, anarchico di destra. Contro tutti, senza dipendere da nessuno.» Così scrive Pier Francesco Pingitore nelle prime pagine dell' autobiografia “Memorie dal Bagaglino” (Mursia, 216 pagine, 16 euro). Un anno dopo aver concluso il suo lungo viaggio con il Bagaglino, Pingitore, uno dei padri dello spettacolo di satira politica più amato e criticato d'Italia, arriva in libreria con quello che nel sottotitolo definisce "Diario intimo di un cabaret" e nel quale svela retroscena inediti di quasi cinque decenni di carriera. 

È il racconto in punta di penna di un'avventura iniziata alla metà degli anni Sessanta in una cantina di via di Panìco, allora zona malfamata di Roma, che in pochi mesi diventa il punto di riferimento di intellettuali di destra e di sinistra, di vip blasonati e non. A fondare il nuovo cabaret un gruppo di giornalisti: Pingitore, Mario Castellacci, Raffaello Della Bona, Luciano Cirri, Piero Palumbo ai quali si aggregano di lì a poco Gianfranco Finaldi e il musicista Dimitri Gribanovski.

Arrivano dal "Borghese", dallo "Specchio", dal "Candido" di Guareschi e dal "Secolo d'Italia". Di destra dunque ma soprattutto decisi a fare una satira libera, irriverente verso tutti, a ritmo di notizie con l'accompagnamento di una voce straordinaria: Gabriella Ferri, per anni prima donna dello spettacolo.

Sul palcoscenico di via di Panìco si alternano attori e personaggi presi dalla strada, cantanti sconosciuti e celebrità (memorabile la serata con Roberto Murolo sponsorizzato da Renzo Arbore). E poi lo sbarco al Salone Margherita preceduto da una surreale crociera teatrale nei mari italiani.

Da cabaret underground all'ingresso in tivù dei suoi autori e attori con “Dove sta Zazà”. E poi, alla metà degli anni Ottanta, il Bagaglino debutta in Rai con “Biberon”, ed è subito un successo, che in poco tempo raggiunge e supera i dieci milioni di spettatori, e si protrae negli anni.

Nelle pagine del diario di Pingitore scorre un'epoca televisiva tra alti (molti) e bassi: la Rai dei professori epura lo spettacolo che, paradossalmente, sarà salvato grazie ai buoni uffici dell'allora direttore di RaiTre Angelo Guglielmi. Scrive Pingitore: "Poi abbiamo ceduto allo “stalking” di Berlusconi… Sarebbe stato un ottimo showman. Anzi, lo è stato. Il suo punto debole, a mio giudizio di regista, sta proprio in quello che lui ritiene sia un suo asso nella manica: la voglia gioiosa di raccontare le barzellette".

Sull'ammiraglia delle reti del Biscione il Bagaglino diventa simbolo della satira nazional popolare: il pubblico gradisce, la critica un po' meno. "Siamo stati noi a riproporre le imitazioni parodistiche dei politici e a portarle al successo. Crozza? I Guzzanti? Tutti fenomeni. Ma sempre dopo Oreste Lionello. Sempre dopo il Bagaglino", dice Pingitore.

La parabola del Bagaglino anticipa la crisi della Seconda Repubblica ma ora Pingitore si riprende la scena per raccontare una pagina mai scritta della storia dello spettacolo Italiano dove si alternano tra gli altri: Pippo Franco e un inedito Fellini, Leo Gullotta e Gianni Agnelli, Enrico Montesano e Renzo Arbore, Marisa Laurito e Jackie Kennedy, Pietro Garinei e Luigi Zampa.

E poi le soubrette: Pamela Prati, Valeria Marini e decine di altre. «Ho calcolato di aver mandato almeno quarantamila rose in questi anni. Con quei soldi avrei potuto comprare un appartamento. Ma meglio le rose, tutta la vita».

Guarda qui le foto più belle del volume di Pingitore