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Social Media, l'esperto Mauro Masi: "Il futuro è a pagamento"

"Dopo Musk per i profili verificati degli utenti Twitter, anche Mark Zuckerberg ha annunciato un provvedimento simile per Facebook e Instagram: si apre una nuova era", spiega il delegato italiano alla proprietà intellettuale

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"Siamo stati buoni profeti.

Quando pochi mesi fa Elon Musk decise di far pagare agli utenti di Twitter la cosiddetta 'spunta blu', il meccanismo necessario per avere un profilo verificato sul social, sottolineammo che questo avrebbe cambiato il mondo della Rete e presto sarebbe stato seguito da altri gestori. Cosi è stato. Mark Zuckerberg ha recentemente annunciato un provvedimento simile per Facebook e Instagram. Forse si apre per Internet l'era dei social a pagamento ed è, a suo modo, un passaggio rivoluzionario". Così il professor Mauro Masi, delegato italiano alla proprietà intellettuale, in un articolo pubblicato su Italia Oggi.

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Social media a pagamento?

 "Come qui sosteniamo da anni e per molti motivi, non ultimo quello che un accesso a pagamento è sicuramente un accesso più consapevole e attento e, quantomeno, dovrebbe poter scoraggiare chi accede ai social in maniera patologica", aggiunge Masi.

 

"C'è poi da dire - sottolinea l'esperto - che, in realtà, i social non sono mai stati del tutto gratuiti o meglio lo sono all'apparenza perché, seppure non paghiamo un prezzo esplicito per 'stare' sui social, esiste, ed è sempre più evidente, un costo occulto, che è quello che scontiamo in termini di riduzione del livello della privacy. Difatti, siccome non li paghiamo direttamente, Facebook e soci sono poco incentivati a trattare i nostri dati con la cautela e con il rispetto dovuto".

 

"L'eventuale insoddisfazione degli utenti imbufaliti (vedi le reazioni al furto dei dati fatto da Cambridge Analytica attraverso Facebook) è molto meno temuta - afferma Masi - dai grandi gestori delle piattaforme che non quella dei clienti veri e propri (cioè quelli che portano i soldi: le agenzie di pubblicità e similari). Al limite, garantire la totale (o comunque la più alta possibile) riservatezza dei nostri dati rappresenta un ostacolo alla redditività dei social. La cui evoluzione nel tempo ha definito un modello di business che, secondo Jaron Lanier (uno dei 'grandi vecchi' del mondo della Rete), ha ormai un solo vero obiettivo: 'La modificazione a pagamento del comportamento di massa' (come è peraltro emerso con chiarezza nelle varie audizioni al governo Usa di Zuckerberg e sodali)".

 

"Di qui (come si è appunto visto con Elon Musk), l'idea di trasformare i social in servizi offerti in abbonamento. È stato calcolato che Facebook potrebbe ottenere lo stesso fatturato che ha realizzato nel 2021 facendo pagare agli utenti un abbonamento molto basso, intorno ai 14 dollari l'anno, non casualmente è, più o meno, quello che chiede ora Zuckerberg per la 'spunta blu'. Insomma, il dado è tratto e la strada è quella in qualche modo ipotizzata fin dall'inizio dai 'padri fondatori' di Internet e cioè della trasformazione della natura dei social da piattaforma di condivisione a servizio", conclude Masi.

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