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Messaggi sulla pelle: ricercatrice raccoglie la sfida lanciata da Facebook e crea un guanto sensoriale

La tecnologia sviluppata permette di associare parole e suoni a delle vibrazioni sull'avambraccio della persona. Ogni lettera ha una sensazione distinta

Messaggi sulla pelle: ricercatrice raccoglie la sfida lanciata da Facebook e crea un guanto sensoriale - foto 1
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Tutto è nato da una domanda che Facebook si è posta: sarebbe possibile trasmettere dei messaggi attraverso la pelle? A rispondere all'appello ci hanno pensato dei ricercatori della Purdue University, nello stato dell'Indiana.

Sono riusciti ad elaborare e a creare una tecnologia, con l'aiuto anche del MIT di Boston, che permette di associare e interpretare delle vibrazioni sull'avambraccio in suoni e parole, attraverso una sorta di guanto.

Ogni fonema è associabile ad un distinto e corrispondente impulso. Per esempio, i suoni che vengono prodotti nella parte anteriore della bocca come la “p” e la “b”, producono vibrazioni sul polso. Altri suoni che vengono invece prodotti dalla parte posteriore della bocca come la “g” e la “k”, producono vibrazioni vicino ai gomiti.

L'obiettivo per il prossimo futuro riguarda l'espansione del vocabolario, oltre che l'applicazione ad altre lingue, dato che per ora l'unica disponibile è l'inglese. Hong Z. Than, professoressa della Purdue in ingegneria elettrica ed informatica, ha detto che ha iniziato a ragionare su questa tecnologia dopo la sfida lanciata dal famoso social network. “Volevano sapere se era possibile trasmettere messaggi e parole attraverso la pelle. Ci abbiamo pensato se fosse realizzabile, e abbiamo provato”, ha affermato la docente.

“Nel test, abbiamo scoperto che le persone non hanno mai confuso una consonante con una vocale perché le sensazioni sono distinte", ha detto la Tan. "Abbiamo iniziato con un piccolo gruppo di fonemi, quindi formiamo gradualmente le persone a riconoscere fino a 500 parole. La performance del campione varia, ma molti sono riusciti ad acquisire una parola inglese al minuto”.

Non solo parole però. La sfida che si pone la ricercatrice è più ampia: “Fin dall'inizio, volevo che questa tecnologia diventasse davvero un progetto di comunicazione generale e dimostrare che le informazioni possono essere trasmesse attraverso il tatto. Le persone con deficit sensoriali devono essere in grado di sentire un clacson o il rubinetto che gocciola, possiamo creare una sensazione specifica anche per questo”.