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#10YearsChallenge, la sfida che spopola sui social nasconde rischi per la privacy?

Le immagini potrebbero essere utilizzate dagli algoritmi di Facebook. Lʼazienda prende le distanze: "Non abbiamo iniziato noi questo trend"

È bastato un tweet della giornalista americana Kate O'Neill per iniziare a guardare alla sfida social del momento con occhi diversi: “Grazie a questo meme - scrive - oggi è possibile costruire un database molto più ampio di fotografie”.

La 10 years challenge che sta riempendo Facebook e Instagram con le foto di persone a dieci anni di distanza, potrebbe non essere, quindi, solo un innocente gioco. L'ipotesi è che tutte queste immagini personali arricchiranno di dati gli algoritmi di Facebook. Così il social network sarà sempre più capace di riconoscere automaticamente i volti delle persone.

Secondo l'indagine di alcuni analisti americani, ripresa da Wired Usa, grazie a questo evento virale Facebook potrà disporre di dati utilissimi per sviluppare il proprio algoritmo di riconoscimento facciale. Sicuramente l'impero di Zuckerberg già dispone di un repertorio sconfinato di immagini, ma con questo gioco i sistemi di machine learning potrebbero compiere un passo in più e imparare come le persone cambiano nel tempo. 

  
La 10 years challenge mette così a disposizione di Facebook scatti di volti cronologicamente databili, affiancati l'uno all'altro e spesso privi di immagini di contorno. Una quantità di dati precisi e utili per poter un giorno individuare una persona anche anni dopo il suo ultimo scatto pubblico. 
 
Un portavoce di Facebook prende le distanze dall'ultimo fenomeno virale: “Si tratta di un meme creato dagli utenti e che è diventato virale in modo spontaneo. Non abbiamo iniziato noi questo trend, in cui vengono utilizzate foto già esistenti sulla piattaforma. Non guadagniamo nulla da questo meme (se non ricordarci quanto fosse discutibile la moda nel 2009). Per inciso, gli utenti di Facebook possono, in qualsiasi momento, scegliere se attivare o disattivare il riconoscimento facciale." 

Una tecnologia, quella del riconoscimento facciale, che anche la stessa giornalista Kate O'Neill nel suo tweet che ha fatto il giro del mondo, ammette che possa avere risvolti positivi, come aiutare a riconoscere i bambini scomparsi. Ma d'altra parte, non si può dimenticare il caso di Cambridge Analytica, quando l'app, agganciata a Facebook, iniziò a immagazzinare dati personali raccolti da semplici quiz e poi utilizzati per propagande elettorali.