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Babila Spagnolo: "Da tre generazioni lavoriamo perché il make up sia di tutti"

La Ceo di Layla Cosmetics si racconta a Tgcom24

Storia, dedizione, colore e amore sono gli ingredienti essenziali e genuini per poter descrivere Layla in poche parole.

Una ricetta storica che negli anni ha accompagnato i trend cosmetici, a volte anticipandoli, per dare alle donne italiane emozioni colorate. Società fondata nell’anno 1936 quando il commendatore Emanuele Rossetti portò dopo un lungo soggiorno in America la produzione dello smalto in Italia. Layla da allora divenne il marchio dello smalto per unghie in Italia e ancora oggi è sinonimo di qualità. Nel 1975 Emma Rossetti, figlia del fondatore, si ritrovò all’improvviso alla guida di questa meravigliosa realtà italiana, oggi presente sul mercato con più di 2.500 referenze prodotte artigianalmente nei suoi laboratori milanesi e riconosciuta nel mondo come sinonimo di qualità e innovazione. Distribuita nei più prestigiosi punti vendita retail e professionali, Layla ha anche un flagship store in via San Marco 12, a Milano. Babila Spagnolo, Ceo di Layla Cosmetics, si racconta a Tgcom24 ripercorrendo il percorso fatto finora e guardando al futuro.

Come nasce Layla Cosmetics?
Layla Cosmetics nasce dall’intuizione, dalla caparbietà, dal sacrificio ed è una storia di passione e di famiglia. Lo direi anche se non avesse nulla a che fare con me. Nasce con mio nonno, il commendatore Rossetti, partito per gli States e costretto a prolungare la sua permanenza a causa di un’avaria alla nave. Ebbe così modo di imparare tutti i segreti alla base della formulazione degli smalti. Appassionato da un’arte quasi sconosciuta all’epoca (siamo intorno agli anni ’30 del secolo scorso), una volta tornato in Italia decise di produrli superando tutta una serie di difficoltà. In pratica lavorava in un sottoscala di notte per poi vendere prodotti alle estetiste. Il consenso e l’apprezzamento maturati velocemente gli permisero di fondare nel 1936 l’azienda Layla Cosmetics, nome dedicato alla donna da lui amata. Nel 1975 lasciò la fabbrica in eredità alla figlia Emma, mia madre. Dopo la sua scomparsa, dal 2018 alla guida sono subentrata io, Babila Spagnolo. Layla Cosmetics attraversa tre generazioni che hanno dedicato, e dedicano, tutta la vita al proprio sogno.

Qual è la chiave del vostro successo?
Posso affermare con certezza che non abbiamo mai pensato al successo. Ovviamente un’attività imprenditoriale sana richiede un certo livello di affermazione ma non siamo mai stati schiavi del successo a tutti i costi. A partire da mio nonno, proseguendo per mia mamma fino ad arrivare a me, l’unico, vero, indiscutibile e indissolubile filo conduttore è rappresentato dalla passione che ci ha sempre accompagnato nel lavoro. Passione che, abbinata a serietà e professionalità ha portato il nome Layla Cosmetics lì dov'è oggi. Forse il nostro piccolo merito è stato quello di finalizzare ogni investimento alla realizzazione di prodotti altamente professionali ma accessibili. Al massimo ritorno abbiamo sempre anteposto l’accessibilità per la platea più vasta possibile. Indubbio punto di forza, invece, quello di poter produrre direttamente nella fabbrica di nostra proprietà. La chiave, per noi, è sempre e solo una fin dal lontano 1936, trasmettere in maniera autentica e trasparente chi siamo e in cosa crediamo, concetti nei quali pensiamo si possano riconoscere in tanti.

Uno dei vostri punti di forza è sicuramente l’inclusione...
Assolutamente sì e ne siamo fieri. Layla Cosmetics da sempre basa la propria filosofia aziendale sulla libertà di espressione. Che sia frutto di un orientamento sessuale, religioso, politico, sociale o della semplice preferenza di una forma d’unghie poco importa, anche se indiscutibilmente l’ambito cosmetico è tra i più rilassanti e piacevoli. La proposta make-up nasce proprio dalla volontà di urlare un messaggio, di bypassare vecchi e superati retaggi che generano l’assurda e antistorica convinzione che i cosmetici non siano fruibili da un pubblico maschile. Il make up è per tutti e di tutti, la bellezza è genderless non per soggettiva presa di posizione ma per oggettiva valutazione del termine. L’obiettivo è quello di porci al tempo stesso come cassa di risonanza e soluzione di logiche aspettative e legittime rivendicazioni in ambito bellezza. E le rivendicazioni non hanno sesso. Semmai è fondamentale ampliare il concetto facendolo rientrare in un più apprezzabile contesto di salute e benessere psicofisici. Ci tengo a sottolineare che l’inclusività non fa riferimento al "senza" ma al "con", conformemente Layla non opera mai in diminuzione e detrazione, semmai in aggiunta ed esaltazione.

Possiamo dire che lei è imprenditrice, art director ma soprattutto l’anima del brand che ha rivoluzionato il linguaggio di questo settore. Quanto è importante la comunicazione e la scelta delle collaborazioni nella vostra strategia di marketing?
Fondamentali entrambe. Nel senso che chi ci rappresenta deve esprimere esattamente quello in cui crediamo ma in un certo senso tentiamo di rimaner lontani dalle strategie. Parlare di strategia ha quasi il sapore di persuasione, convincimento, affabulazione. Qualcosa che cerca il consenso a prescindere da consapevolezza ed effettivo gradimento. La comunicazione deve trasferire efficacemente al pubblico la cultura del lavoro, il sapore del sacrificio, l’importanza delle passioni e le finalità alla base di scelte e comportamenti. A cui vanno ovviamente aggiunte la qualità e l’affidabilità raggiunte in tanti anni di consolidata attività, con una modalità che rappresenti quasi una sorta di imprinting.

Di recente avete presentato una linea di skincare in collaborazione con Alfonso Signorini, FLUID. Com’è nato questo progetto?
Stimo Alfonso da sempre e da quando ho avuto la fortuna di conoscerlo ho sempre covato dentro di me la sensazione che potesse svilupparsi qualcosa di importante. Un personaggio così carismatico, istrionico e poliedrico si sposa perfettamente con ciò che Layla si prefigge di rappresentare. Alfonso desiderava aprire un nuovo fronte nella sua attività, noi non potevamo sperare in ambassador migliore per rappresentare una volta di più novità, particolarità e stile, diciamo che forse ci siamo incontrati nel momento giusto. Non poteva che nascer Fluid perché come la nota caratteristica dei fluidi è quella di assumere la forma del contenitore che li racchiude così Alfonso riesce a riempire e interpretare alla perfezione ogni ambito nel quale si cimenta.

Core business dell’azienda, fin dalla sua nascita, è il mondo degli smalti. Com’è cambiato il mercato e le tendenze dal vostro primo lancio a oggi?
Parliamo quasi di un secolo di storia, ovviamente le differenze sono epocali! Noi siamo stati dei precursori, ovviamente oggi sul fronte mercato si sperimenta una concorrenza inimmaginabile agli inizi. Dal canto suo il consumatore finale da spettatore quasi passivo ha via via assunto un ruolo sempre più importante e quasi decisionale. Il progresso, la tecnologia e il benessere hanno aumentato, anche a dismisura, la pluralità di scelta. Se all’inizio il consumatore risultava quasi inevitabilmente sopraffatto da qualcosa che poteva apparire come un prodigio ora è enormemente più conscio sia delle possibilità a disposizione sia delle proprie necessità e giustamente tende a pretenderle dettando in qualche modo le regole. Se ciò da un lato rappresenta una sorta di normalità evoluzionistica dall’altro rischia di creare falsi miti e un’aleatorietà percettiva. Nella società moderna tutto può cambiare rapidamente ed è importante tenere il passo con abitudini, usi e costumi in continua mutazione. Allo stesso tempo è fondamentale caratterizzare ogni iniziativa con qualcosa che rappresenti un trait d’union con la propria storia, qualcosa che identifichi, renda riconoscibili e, se possibile, unici anticipando e creando tendenze anziché subendole.

Dal suo punto di vista, quanto il make up e la scelta dello smalto dicono della personalità di una persona?
Si dice che le mani siano il biglietto da visita di una persona e forse non è un caso che le unghie siano diametralmente opposte alle impronte digitali. Le impronte sono ciò con cui nasciamo, nella loro immutabilità riflettono l’assenza di scelta, le unghie invece rappresentano il campo d’azione per sperimentare, per evolverci, per mostrarci per quello che siamo o vogliamo. Le scelte effettuate sulle nostre unghie raccontano tutto di noi riflettendo gusto, personalità e perfino background culturale. Analogamente il volto è una tela, il make-up un dipinto che identifica e caratterizza.

Progetti futuri che può anticiparci?
Progetti ce ne sono sempre tanti, sono all’ordine del giorno. Viviamo per questo, è fondamentale programmare, creare e, perché no, anche fantasticare. Tante fantasie rimangono tali, altre si traducono in soluzioni vincenti. È importante tenere a portata di mano tutto quello che viene in mente, potrebbe tornar utile quando meno te lo aspetti. Ovviamente non posso svelare nulla prima del tempo ma anticipo con piacere che la proposta make-up sarà ulteriormente ampliata con prodotti sempre più performanti e, udite udite, anche la linea skincare vedrà importanti novità.

Ci parli un po’ di lei. Quali sono le sue passioni?
Se rispondo smalti e make-up risulto ripetitiva? A parte gli scherzi, sono una persona semplice, spontanea, molto diretta. Amo trascorrere il tempo in famiglia, con mio marito e con i miei pelosetti Tobia e Teodoro. Tengo molto alla cura della persona e alla forma fisica, che tento di mantenere alta con severissime sessioni in palestra. Mi piacciono molto i film a carattere giudiziario e Grey's Anatomy. Tutto vero ma la prima, viscerale e insostituibile passione è il mio lavoro, cosa per cui mi ritengo estremamente fortunata.

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