Lucia Panigalli racconta l'aggressione dell'ex fidanzato: “Dovevo morire per farlo condannare?”
A "Le Iene" la donna riferisce la sua costantemente paura che Mauro Fabbri riesca ad ucciderla
“E’ chiaro e inevitabile che lui mi vuole morta, e solo perché non sono morta lo Stato non riesce a condannarlo?”. E’ con questa terribile domanda a “Le Iene” che Lucia Panigalli chiede aiuto. La donna è stata vittima di violenza da parte del suo ex fidanzato Mauro Fabbri che ha tentato di ucciderla per ben due volte. Nel 2010 l’uomo entrò a casa sua e l’aggredì con calci, pugni e un coltello. Lucia Panigalli riuscì a difendersi e a chiedere aiuto salvandosi così la vita. Dopo un lungo processo, Fabbri venne condannato per tentato omicidio a otto anni di detenzione ridotti grazie a dei premi per buona condotta.
In carcere però si è scoperto che l’uomo stava cercando di convincere un suo compagno di cella ad uccidere Lucia Panigalli. Grazie alla confessione del detenuto ingaggiato per il delitto e a delle intercettazioni è stato attestato l’intenzione di uccidere la donna, ma non essendoci stato nessun omicidio l’uomo non è condannabile. Un cavillo legale che ha permesso a Fabbri di tornare libero. Così Lucia Panigalli ha iniziato a vivere sotto scorta: “Questo è il mio ergastolo: la mia condanna finirà quando uno dei due morirà”. Un’ingiustizia che la donna non riesce a sopportare e ora chiede maggiori tutele per non dover più vivere costantemente con la paura d’essere uccisa.
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