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Giacobbe Fragomeni: "Ecco come sono uscito dal tunnel della droga"

Ospite di "Mattino Cinque", il vincitore de "LʼIsola dei Famosi" ha raccontato a cuore aperto il suo passato difficile

Giacobbe Fragomeni racconta il suo passato difficile e la sua lotta per uscire dalla droga.

Dopo la vittoria a "L'Isola dei Famosi", l'ex campione del mondo di boxe ha ripercorso la sua risalita a "Mattino Cinque", intervenendo in uno spazio dedicato alle attività di recupero di giovani a rischio. "Ho toccato il fondo quando è morta mia sorella e ho iniziato con l'eroina", racconta. "Mi hanno salvato l'amore per mia madre e il pugilato".

Un'infanzia difficile in un quartiere periferico di Milano (lo Stadera, in zona sud), la voglia di evadere da una realtà complicata dalla situazione di indigenza della famiglia e i continui litigi dei genitori. Prima del pugilato, la vita di Giacobbe Fragomeni è stata una battaglia anche fuori dal ring. In primis con la dipendenza da alcol e droghe. Le ha provate un po' tutte per sua stessa ammissione, ma il momento più buio l'ha vissuto poco più che adolescente. La morte per overdose della sorella Letizia lo ha fatto sprofondare ancora di più nella droga e nella piccola criminalità milanese, due mondi che già conosceva da vicino. "Ho cominciato per fuggire dalla realtà, ma quando morì mia sorella ho iniziato con l'eroina. Mi salvò l'amore per mia madre perché sapevo che aveva già sofferto tanto e allora decisi di uscire da solo da questo tunnel".

Non è stato un percorso semplice per il pugile milanese, che pochi anni dopo, durante un congedo dal servizio militare, sotto l'effetto di un acido meditò il suicidio: "Ero alla stazione Centrale, volevo buttarmi. Non so se esiste Dio, ma mentre stava arrivando il treno, c'è stato qualcosa che mi ha tirato indietro. Penso che mi abbia salvato ancora il pensiero di mia madre".

Fragomeni racconta che la svolta è arrivata pochi anni dopo: "Mi dissi: 'appena trovo un lavoro mi tiro fuori da tutto questo. Avrò i soldi per pagarmi la palestra' che all'epoca non avevo perché eravamo poveri". La boxe è stata la via d'uscita: "Da allora mi sono drogato solo di sport", sorride oggi, incoraggiando i ragazzi della comunità "A Voce de creature" di Don Luigi Merola, in collegamento, a non mollare e a pensare al futuro.

Un futuro che Giacobbe ha chiaro anche per sé: "Vorrei aprire una palestra per formare pugili e fare quello che fa Don Luigi: aiutare i giovani e strapparli alla strada".