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Beppe Signori e l'inchiesta su calcioscommesse: "Ho dimostrato la mia innocenza senza il grigiore della prescrizione"

Sabato 26 febbraio l’ex calciatore ospite di Silvia Toffanin a "Verissimo"

L’ex calciatore Beppe Signori, ospite sabato 26 febbraio a "Verissimo", racconta per la prima volta in tv il suo stato d’animo dopo l’assoluzione in seguito a un’inchiesta legata al calcioscommesse, iniziata nel 2011: "Adesso sto meglio, ma sono stati dieci anni terribili sotto ogni punto di vista, morale e fisico.

È stata veramente dura, soprattutto all’inizio".

 

 

La data spartiacque, come scritto da Signori nel suo libro "Fuorigioco" in uscita martedì prossimo, che ha cambiato per sempre la vita dell’ex bomber di Foggia, Lazio e Bologna è il 1° giugno 2011: "Ero a Roma dai miei figli quando improvvisamente mia moglie mi disse che era stata fatta una perquisizione nella casa di Bologna e che sarebbero venuti due carabinieri alla stazione di Roma per scortarmi in questura. Poi, dopo che i due poliziotti mi avevano prelevato ho ricevuto, in treno, una chiamata da mia sorella in lacrime e ho scoperto da lei quello che stava succedendo. Lì sono iniziati i miei dodici giorni di domiciliari". Un abisso improvviso che ha cambiato anche le abitudini quotidiane del campione: "Subito dopo l’arresto, per diversi mesi, sono rimasto in casa perché mi vergognavo anche se non sapevo neanche di cosa. Quando sono uscito per la prima volta, ho visto nelle altre persone uno sguardo diverso ma probabilmente ero io che in quel momento vedevo tutto nero".

 

A Silvia Toffanin che gli chiede il motivo per il quale non abbia voluto usufruire del rito abbreviato per dimostrare di essere pulito, Signori risponde: "Non volevo cadere in una prescrizione che poteva sembrare una sorta di resa. Rimanere in quel grigiore non è mai facile, volevo dimostrare a tutti i costi la mia innocenza. E questa sentenza definitiva ora mi permette di respirare".

 

L’ex attaccante rivela che solo grazie alla vicinanza dei suoi cari non è arrivato a pensare a gesti estremi: "Non sono arrivato a ipotizzare di fare cose così brutte ma ho vissuto grandi difficoltà. Non dormivo e non riuscivo più a guardare la televisione perché avevo paura potessero arrivare delle notizie. Mi sono chiuso in me stesso e in quei momenti l’amore della mia famiglia è stato determinante".

 

Una vicenda giudiziaria molto provante anche dal punto di vista fisico per Signori che ha rischiato di morire nel 2019 per un’embolia polmonare: "È successo tutto all’improvviso: dopo aver fatto una radiografia per un dolore alla schiena il dottore mi disse che dovevo fare subito un elettrocardiogramma. Durante questa visita il cuore è impazzito e stavo per avere un infarto. Per fortuna ero già in ospedale".

 

Dopo l’assoluzione, adesso Signori non ha dubbi e immagina il suo futuro di nuovo nel mondo del calcio: "Mi piacerebbe lavorare in un settore giovanile. Ho il patentino per allenare in qualsiasi categoria, ma visto che ho cinque figli forse i bambini mi darebbero più soddisfazione".

 

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