televisione

Ambra, come intortarsi i 30enni

Telebestiario di Francesco Specchia

06 Feb 2006 - 19:13

Se non si considera la sintassi, Ambra Angiolini è una delle poche ex ninfette di “Non è la Rai” che il tempo abbia migliorato. Il suo sguardo, oggi, è profondo, liquido e insondabile come quello di un’upupa, o di un socialista dopo la scissione; l’arroganza è stata attutita dalla maternità; la battuta è fresca e intimidita; e le idee hanno un suono, anche se non sempre sincronizzato coi ritmi televisivi.

Ciò detto, non si capisce il movente di “Dammi il tempo” (Raitre , venerdì a mezzanotte) ossia dell’ennesima trasmissione sui trentenni. Il vate Aldo Grasso, sul Corriere, chiama il nuovo talk un’”Harem in jeans”, e si produce in un vivace assalto all’arma bianca nell’intervista di Ambra a Sonia Bruganelli in Bonolis “la consorte più temuta dello showbiz (davvero? E dire che noi pensavamo fossero Afef, per un verso e Anna Falchi per l’altro…ndr)” che lavorava nei fotoromanzi”. E la cui madre- sapido inciso- consigliava di “sposarsi con un uomo ricco”.

Eppure per noi l’interrogatorio della moglie di Bonolis è l’unico scooppettino del programmino; compreso il sipario surreale in cui la Brugadelli (autrice dei testi del marito, quindi non esattamente indigente) descrive la propria casa come un appartamentino mezzo scassato, col parquet rigato dalle due tate poverine (una per figlio), coi televisori al plasma “vecchi e logori” , con l’idromassaggio “normale”, insomma una robina piccoborghese a metà fra le buone cose di pessimo gusto di Gozzano e il tugurio del Grande Fratello.

Ecco, a parte l’intervista il programma è gonfio di deja vu: Lillo e Greg –pur geniali- che fanno sempre il loro; Mughini che parla solo di soldi con una noia scoppiettante; le storie dei ragazzi che studiano e si laureano in letteratura russa per lavorare a 800mila euro al mese in un call center o in una pizzeria. Come se nessuno di noi si fosse mai smazzato nella sua vita. Come se nessuno degli ex trentenni d’una volta non si fosse mai trovato alle soglie dell’esame in dormitori pieni come stalle texane e con le tasche vuote come un romanzo di Piperno; e non avesse studiato e, contemporaneamente, passeggiato come una mignotta triste nei corridoi dei giornali alla ricerca di una notizia, o di un computer in comodato per scriverla, magari lavorando nei week end in centri di abbronzatura consigliando ai clienti il miglior doposole possibile, come se dall’accellerazione della melanina di quattro imbecilli dipendesse il destino del mondo.

E’ dagli anni 80 che chi entra nella terza decade ha un destino in chiaroscuro; i problemi e le storie sono, eternamente, le stesse. Ma questo, onestamente, non è un motivo per necessariamente imbastirci dei programmi. Il trentenne tira. Il trentenne, ad intervalli regolari, è un obbiettivo mediatico da quando noi di anni ne avevamo dieci.

Prima c’era Bellocchio, poi pausa; poi Arbore, pausa; poi Muccino pausa. In tv c’eravamo fermati a Chiara Gamberane, che già bastava. Oggi troneggiano Andrea Pezzi, che col “Tornasole” si lancia su argomenti alti, talora belli, spesso siderali (e non ne parleremo perché, essendovi talora ospiti sarebbe conflitto d’interessi);e Ambra (del cui programma apprezziamo soprattutto i “Cialtroni animati”, una band che interpreta deliziosamente “Jeeg Robot d’acciaio” e “Lupin III”…); e Beppe Severgnini, che annuncia –pare- una nuova indagine sul mondo dei trentenni (e tenete conto che Severgnini sfiora ormai la cinquantina).

Beninteso, appartenendo ancora alla categoria, i trentenni ci sono simpatici; ma il fatto che qualcuno s’accorga di loro sempre sul crinale delle elezioni, un po’ insospettisce e un po’ indispettisce. Sarà che vediamo sempre più vicino il punto morto della mezz’età che è “quando sei ancora troppo giovane per giocare a golf e già troppo vecchio per buttarti nella rete…”.

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