Telebestiario di Francesco Specchia
Se non si considera la sintassi, Ambra Angiolini è una delle poche ex ninfette di Non è la Rai che il tempo abbia migliorato. Il suo sguardo, oggi, è profondo, liquido e insondabile come quello di unupupa, o di un socialista dopo la scissione; larroganza è stata attutita dalla maternità; la battuta è fresca e intimidita; e le idee hanno un suono, anche se non sempre sincronizzato coi ritmi televisivi.
Ciò detto, non si capisce il movente di Dammi il tempo (Raitre , venerdì a mezzanotte) ossia dellennesima trasmissione sui trentenni. Il vate Aldo Grasso, sul Corriere, chiama il nuovo talk unHarem in jeans, e si produce in un vivace assalto allarma bianca nellintervista di Ambra a Sonia Bruganelli in Bonolis la consorte più temuta dello showbiz (davvero? E dire che noi pensavamo fossero Afef, per un verso e Anna Falchi per laltro ndr) che lavorava nei fotoromanzi. E la cui madre- sapido inciso- consigliava di sposarsi con un uomo ricco.
Eppure per noi linterrogatorio della moglie di Bonolis è lunico scooppettino del programmino; compreso il sipario surreale in cui la Brugadelli (autrice dei testi del marito, quindi non esattamente indigente) descrive la propria casa come un appartamentino mezzo scassato, col parquet rigato dalle due tate poverine (una per figlio), coi televisori al plasma vecchi e logori , con lidromassaggio normale, insomma una robina piccoborghese a metà fra le buone cose di pessimo gusto di Gozzano e il tugurio del Grande Fratello.
Ecco, a parte lintervista il programma è gonfio di deja vu: Lillo e Greg pur geniali- che fanno sempre il loro; Mughini che parla solo di soldi con una noia scoppiettante; le storie dei ragazzi che studiano e si laureano in letteratura russa per lavorare a 800mila euro al mese in un call center o in una pizzeria. Come se nessuno di noi si fosse mai smazzato nella sua vita. Come se nessuno degli ex trentenni duna volta non si fosse mai trovato alle soglie dellesame in dormitori pieni come stalle texane e con le tasche vuote come un romanzo di Piperno; e non avesse studiato e, contemporaneamente, passeggiato come una mignotta triste nei corridoi dei giornali alla ricerca di una notizia, o di un computer in comodato per scriverla, magari lavorando nei week end in centri di abbronzatura consigliando ai clienti il miglior doposole possibile, come se dallaccellerazione della melanina di quattro imbecilli dipendesse il destino del mondo.
E dagli anni 80 che chi entra nella terza decade ha un destino in chiaroscuro; i problemi e le storie sono, eternamente, le stesse. Ma questo, onestamente, non è un motivo per necessariamente imbastirci dei programmi. Il trentenne tira. Il trentenne, ad intervalli regolari, è un obbiettivo mediatico da quando noi di anni ne avevamo dieci.
Prima cera Bellocchio, poi pausa; poi Arbore, pausa; poi Muccino pausa. In tv ceravamo fermati a Chiara Gamberane, che già bastava. Oggi troneggiano Andrea Pezzi, che col Tornasole si lancia su argomenti alti, talora belli, spesso siderali (e non ne parleremo perché, essendovi talora ospiti sarebbe conflitto dinteressi);e Ambra (del cui programma apprezziamo soprattutto i Cialtroni animati, una band che interpreta deliziosamente Jeeg Robot dacciaio e Lupin III ); e Beppe Severgnini, che annuncia pare- una nuova indagine sul mondo dei trentenni (e tenete conto che Severgnini sfiora ormai la cinquantina).
Beninteso, appartenendo ancora alla categoria, i trentenni ci sono simpatici; ma il fatto che qualcuno saccorga di loro sempre sul crinale delle elezioni, un po insospettisce e un po indispettisce. Sarà che vediamo sempre più vicino il punto morto della mezzetà che è quando sei ancora troppo giovane per giocare a golf e già troppo vecchio per buttarti nella rete .